La guerra scientifica contro il biodinamico

Non lo sapevamo, ma per coltivare la terra servono cornoletame, cornosilice, vesciche di cervo rosso, sotto i buoni auspici dell’astrologia. Almeno, questi sono alcuni dei principi su cui basa l’agricoltura biodinamica: la nuova frontiera dell’agroecologia, ulteriore passo in avanti verso una sempre maggiore «sostenibilità agricola», come richiesto dai principi della nuova strategia europea del Farm to fork. Tutto ciò contribuirebbe a creare quel perfetto «equilibrio cosmico» che permette la piena sintonia fra natura, terreno e uomini. Che poi tutto questo abbia effetti sulla qualità dei prodotti è cosa ancora tutta da dimostrare.

Ma non importa: nei mesi scorsi il Senato ha approvato all’unanimità – 195 voti a favore, unica contraria la senatrice e scienziata Elena Cattaneo – il Ddl 988 che, nell’articolo 1, equipara l’agricoltura biodinamica a quella biologica (quest’ultima viene disciplinata da regole approvate dall’Ue). Ora il testo passa alla Camera, dove dopo un esame in Commissione agricoltura, sarà votato in aula per l’ok definitivo oppure per essere di nuovo rimandato, emendato, all’esame del Senato.

«Spazziamo il capo da qualsiasi equivoco, questa è pura superstizione- dice a Panorama Luciano Maiani, già presidente del Cnr e fisico al Cern di Ginevra, uno dei 20 scienziati che ha firmato una dura lettera di denuncia contro questa ratifica del Senato. «Nessuno può sostenere che queste pratiche al limite della stregoneria e dell’esoterismo abbiano qualche effetto positivo sulla terra. Astrologi e gli indovini di Stato sono stati eliminati secoli fa, non si può ora accettare che questi signori prendano sovvenzioni pubbliche. Abbiamo già avuto simili episodi in passato, con il metodo Stamina o quello di Di Bella, che avevano creato aspettative e speranza nella gente senza aver nessun fondamento scientifico. Speriamo che la Camera possa correggere questa stortura».

Facciamo un passo indietro, per capire di cosa stiamo parlando. La biodinamica nasce dall’esoterista e teofisico austriaco Rudolf Steiner (inventore della teoria dell’antroposofia, che riconosce all’uomo la capacità di elevarsi alla conoscenza dell’invisibile e di compiere la sua funzione nell’universo); nel 1924, Steiner tenne una serie di otto lezioni intitolate «Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura»: sulla fertilità del suolo e le forze cosmiche e spirituali che impregnano, secondo lui, il nostro mondo.

Dopo la sua morte, l’agronomo Erhard Bartsch e il chimico Franz Dreidax misero a punto su queste basi la dottrina biodinamica, fondando nel 1928 l’associazione Demeter: ancora oggi l’unico ente certificatore per il biodinamico; anche se, non essendo riconosciuto da nessun organismo certificatore internazionale, in realtà rilascia solo il marchio di cui è proprietaria.In cambio del costo della certificazione, la società austriaca chiede una parte del fatturato dell’azienda produttrice: dallo 0,5 al 1 per cento. Non poco, considerando che le circa 4.500 realtà biodinamiche ( su una superficie di circa 15 mila ettari, contro i circa 2 milioni dell’agricoltura biologica) ci sono anche aziende del calibro di Zuegg.

Al di là dell’equilibrio «cosmico» della natura, ci sarebbe dunque un fattore economico da non sottovalutare, anche perché i prodotti biodinamici costano in media il 15 per cento in più di quelli biologici, che già sono più cari del 20 per cento almeno di quelli «normali». Il fatto che anche un colosso come Nestlè avrebbe presentato una richiesta di marchio biodinamico per un suo latte, secondo quanto afferma il presidente di Demeter italia Enrico Amico, fa capire come il settore tiri parecchio. Circa l’80 per cento della produzione, ci spiega ancora Amico, titolare di una delle più grandi aziende biodinamiche italiane, nel casertano, è destinato all’export, per una clientela che non bada troppo agli elevati costi pur di assaporare un vino o una melanzana o un pomodoro cresciuti in un suolo «magico». E, secondo Amico, il fine non è il profitto ma il sostegno, sotto forma di investimenti in ricerca, innovazione o formazione, agli agricoltori associati (circa 800 mila euro l’anno).

«È assurda e pretestuosa questa polemica» si difende. «Per prima cosa occorre dire che ogni azienda per avere la certificazione deve essere obbligatoriamente biologica. Non prendiamo nessun finanziamento aggiuntivo a quelli stabiliti per il biologico dal regolamento europeo del 1992. E anche la storia dell’esoterismo è ridicola. Noi non sotterriamo corni di vacca o vesciche di cervo, semplicemente acquistiamo corroboranti da aziende terze che producono fertilizzanti naturali con questi sistemi. Lei lo sa che nell’agricoltura biologica si usa il sangue animale, o il cornunghia, cioè un preparato che deriva da corni e unghie di animali da macello?».

Sarà anche vero ma, come dice il senatore di Fratelli d’Italia Luca de Carlo, che ha votato l’emendamento proposto dalla senatrice Cattaneo (ossia lo stralcio dell’equiparazione del biodinamico al biologico) «non si sente affatto tutta questa urgenza di privilegiare un tipo di agricoltura che rappresenta una nicchia, ai danni dei tanti agricoltori tradizionali che si sono già adeguati alla sostenibilità richiesta dall’Europa. La nostra agricoltura è al sesto posto al mondo in quanto a sostenibilità nella coltivazione, e tutto ciò non ha nulla a che vedere con i riti come quelli delle corne delle vacche o delle vesciche dei cervi».

Una nicchia che però a piace e fa business, soprattutto verso paesi come Germania e Austria, grandi amanti del biodinamico italiano. La scienza tuttavia continua a nutrire a forti dubbi su metodologie e tecniche che ritengono ben poco credibili. Il professor Roberto Defez, fra i primi firmatari della lettera degli scienziati al Senato, punta il dito sulla assoluta inconsistenza scientifica delle pratiche dell’agricoltura biodinamica: «Non varrebbe la pena nemmeno di affrontare la questione se non fosse se così si chiede si chiede di finanziare queste metodi, anche con le nostre tasse. Questi signori credono che in realtà la gravidanza duri 12 mesi, perché i primi tre mesi sono l’aspetto spirituale della gestazione, e le corna del cervo rappresentino un utero umano rivolto verso il cielo».

Carlo Triarico, epistemologo e presidente dell’Associazione delle aziende biodinamiche, cita a difesa le ricerche condotte all’Università Federico II di Napoli da Enrico Piccolo, chimico esperto di suolo che ha da poco fondato la prima società delle scienze biodinamiche. «La scienza deve fare i conti con l’incomprensibile» afferma Triarico. «L’agricoltura biodinamica risolve il primo problema ambientale cui dobbiamo far fronte, la salvaguardia del territorio. Il resto sono solo chiacchiere. Noi abbiamo dimostrato che il biodinamico ha effetti benefici sul terreno e sulle coltivazioni, altri non so se possono vantare le stesse prove scientiche sul tema». In questo clima rovente, il testo alla Camera potrebbe ritornare al Senato ed essere modificato.

In questo caso, probabilemente, potrebbe subire nuovi attacchi da parte degli oppositori alla legge, capeggiati dalla senatrice e scienziata Cattaneo: «Dopo il mio intervento» dice Cattaneo a Panorama «ho visto subito l’interesse di altri senatori colleghi e dei tanti cittadini che mi scrivono. Credo che questo dibattito sia già un successo della scienza e della corretta informazione. Diversi colleghi in Parlamento mi hanno riferito che, quando il disegno di legge è arrivato in Aula, non sapevano esattamente cosa fosse la biodinamica. Ora si chiedono come sia stato possibile che certe pratiche fossero menzionate nel testo finale di una legge dello Stato, tanto più nel 2021. Mi auguro che alla Camera si decida di eliminare il riferimento preferenziale alla biodinamica, per poi procedere velocemente – i regolamenti lo consentono – all’approvazione di una legge che su altri punti gode di ampio consenso».

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