Catherine Deneuve, Première dame preferita

Ha 80 anni ma non li dimostra affatto. Sarà la protagonista di Bernadette, commedia della regista Lea Domenach sulla vita della moglie di Chirac che lei interpreta. E’ diventata una musa social per il suo modo di fare libero e ribelle, ieri come oggi.


«Oui, je suis Catherine Deneuve». Quante volte abbiamo provato a scendere dall’auto e agitare i capelli, ma ahimè rassegniamoci, solo lei ci riesce. Da quel famoso spot nel 1982 a oggi la chioma è sempre lunga e bionda. E anche se ha 80 anni la più grande («La parola “dame” mi fa orrore») del cinema francese se ne impippa.

Perché come ha dichiarato in una rara intervista («Le detesto, è un esercizio ingrato, mi chiedono sempre le stesse cose». Sante parole, signora mia) chi le dice cosa si debba fare o non fare a una certa età l’annoia. «Sono e resto una donna libera». Immancabile sigaretta, unghie rosse, nessuno come lei sa indossare l’animalier. Infatti con «une robe» leopardato, che addosso a noi farebbe vecchia gattara, ma su di lei era divino, si è presentata a Roma per l’anteprima di Bernadette, commedia della regista Lea Domenach sulla vita della moglie di Chirac. La première dame che stufa di essere ritenuta un cervo a primavera e una potiche alla mercé del fedifrago sposo si riprende il ruolo di primadonna. Deneuve è perfetta nei panni della protofemminista in tailleur rosa, così pungente con quella supponenza parigina, capace di camminare sulla pelle dell’orso con un filo di trucco, un filo di tacco. I social si spellano le mani: «Leggendaria», «Malgrado la sua età emana ancora un misterioso charme», «Eternamente giovane e seducente», «Sempre intelligente, bella e divertente».

Ma la musa di Luis Buñuel è stata molto di più: sensuale, altera, algida. In Bella di giorno, l’interpretazione migliore, nei cappottini bon chic bon genre di YSL, ha saputo mettere a nudo la noia borghese. Perversione e melanconia. «Erotismo nel cellophane», fu la sua giusta definizione. Misteriosa e (sicuramente) cattiva, perché in fondo è la cattiveria a mantenerci giovani (altro che la terapia del ghiaccio di Vacchi). Quando le chiedono che première dame fosse stata Carla Bruni, con quello sbuffetto che è quasi una pernacchietta, così francese, non esita: «Non ha fatto molto, piccole cose, due o tre progetti di cui si è parlato poco». Asfaltata, ciàpa sü e porta a cà. Ha molto vissuto e amato. Da Roger Vadim a Marcello Mastroianni, una coppia di belli così non ci sarà mai più. Da lui ha avuto la figlia Chiara. Nel ’65 a Londra sposò il leggendario fotografo inglese David Bailey. Strepitosa, in abito nero. E sapete chi era il testimone di nozze? Mick Jagger. Non ci resta che rosicare a vita. «Una donna fantastica», «Ha il profilo più perfetto di tutto il cinema», «Sempre affascinante».

La sua forza è stata nel non concedersi fino in fondo. Ha saputo nuotare come i salmoni, controcorrente. Come la sua presa di posizione contro il #metoo. Mai convenzionale, oggi dice: «Rivedermi nei miei film? Cinque minuti quando passano in tv, poi ho sempre troppo da fare». Catherine, mo’ ci fai credere che stai a spiccia’ casa invece di guardarti ne L’ultimo metrò?

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