Il governo deve accelerare la proposta di legge per proteggere i figli dai genitori violenti

Federico Barakat oggi avrebbe 21 anni. È morto che ne aveva solamente otto: fu ucciso da da suo padre, durante un «colloquio protetto» in un centro dei servizi sociali milanesi. Era il 25 febbraio 2009. Federico aveva detto tante volte alla sua mamma, Antonella, che non voleva andare agli incontri. Anche agli assistenti sociali aveva ripetuto tante volte che suo padre era violento e che temeva avrebbe potuto fargli del male. Non era servito a nulla nemmeno il suo ultimo disperato allarme. Dopo averlo accoltellato per 37 volte, dentro quel paradossale «centro protetto», suo padre si era sparato.

Dal 2009 a oggi, in Italia, sono stati 517 i bambini uccisi per mano di un genitore. L’ultimo è stato Daniele Paitoni, che la notte di capodanno – a soli 7 anni – è stato sgozzato da suo padre Davide a Morazzone, in provincia di Varese. Esattamente come quella di Federico Barakat, quella vicenda terribile ha dimostrato una volta di più quali e quante sono le falle del sistema di protezione dei minori nelle situazioni familiari «a rischio»: le norme tutelari sono vecchie e fatte male, di certo insufficienti.

Dopo la morte di suo figlio, Antonella Penati ha creato una Onlus per informare e cercare di cambiare le cose. E proprio sulla base delle proposte dell’associazione, intitolata «Federico nel cuore», il 13 ottobre 2021 è stato presentato in Parlamento un disegno di legge a firma di una decina di senatori, tra i quali Valeria Valente (Pd), Urania Papatheu (Forza Italia), Maria Rizzotti (Forza Italia), Francesco Laforgia (Liberi e uguali). Quel provvedimento chiede garanzie più stringenti per la sicurezza dei minori, e prevede l’inserimento nel Codice civile di un nuovo articolo – il 317 ter – che introduce «provvedimenti riguardo ai figli nei casi di violenza di genere o domestica».

La riforma dispone che nei casi di accuse violenza, il giudice debba disporre d’ufficio l’immediata sospensione del diritto di visita del genitore violento: dopo aver creato misure di protezione adeguata, il tribunale deve disporre l’affidamento temporaneo del minore all’altro genitore, o, nel caso in cui questo sia impossibile, ai parenti entro il quarto grado.

Antonella Penati, che ha inutilmente cercato giustizia contro i servizi sociali che non protessero suo figlio, oggi parla con parole dure e chiare al tempo stesso: «Il governo e il Parlamento devono intervenire subito sulla materia, devono dare una risposta rapida e assolutamente necessaria, che ormai riguarda centinaia di casi. Troppi. Stiamo aspettando da anni. È arrivato il momento che nei tribunali e nei servizi sociali venga finalmente riconosciuto che un genitore violento non sarà mai un buon padre. In una società civile non è più accettabile che un minore venga esposto ai pericoli derivanti dalla relazione con una persona violenta».

L’associazione «Federico nel cuore» ha più volte sollecitato sia la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati sia il ministro della Giustizia Marta Cartabia affinché il disegno di legge depositato in Senato (e che porta il numero 2417) sia posto urgentemente in discussione e approvato in tempi brevi. Una notizia che sarebbe bello leggere il 25 febbraio.

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