I visti Schengen rubati all’Italia in Pakistan, un pericolo per la sicurezza

Il Generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti spiega come potrebbero essere utilizzati sul mercato nero del terrorismo i 1000 adesivi per i Visti Schengen rubati dagli uffici dell’Ambasciata Italiana ad Islamabad in Pakistan.


Sono preoccupanti le notizie che arrivano dal Pakistan e precisamente dall’Ambasciata italiana di Islamabad dove sono misteriosamente svaniti nel nulla 1.000 adesivi per i Visti Schengen. La notizia data dal sito istituzionale SchengenVisaInfo.com, ha trovato conferma nelle parole di Zahid Hafeez Chaudhri, portavoce del Ministero degli Esteri pakistano che ha dichiarato: L’informazione è stata immediatamente condivisa con le autorità coinvolte per assumere le azioni appropriate a riguardo.

Quindi tutto bene? Mica tanto: secondo le procedure di sicurezza in essere nessuno -almeno in teoria- può accedere agli Uffici dell’Ambasciata italiana senza avere un permesso speciale. E sempre in linea teorica ci sarebbero degli uomini scelti della Polizia di Islamabad che garantirebbero la sicurezza della Sede diplomatica italiana 24 ore su 24 (ma come lo fanno lo stiamo vedendo). Un furto preoccupante perché avere quell’Adesivo sul proprio passaporto consente a chiunque di entrare nei 26 Paesi dell’UE che aderiscono alla Convenzione siglata il 19 giugno 1990. Finora nessuno è stato in grado di spiegare come siano spariti i 1.000 preziosissimi adesivi ma secondo quanto emerso dalle verifiche e da quanto riferito dal portale SchengenVisaInfo.com dei 1.000 Adesivi rubati 750 hanno i numeri di serie che vanno da ITA041913251 a ITA041914000. I successivi 250, da ITA041915751 a ITA041916000. La notizia ripresa dalla stampa pakistana ha allarmato le Agenzie di Intelligence di tutto il mondo ed in particolare l’Intelligence americana impegnata da tempo in uno scontro frontale con gli apparati di sicurezza pakistani ed in particolare con l’Inter-Services Intelligence (ISI), i sulfurei Servizi segreti pakistani, di fatto uno Stato ombra che da decenni mantiene rapporti spericolati con le milizie jihadiste di ogni tipo, senza dimenticare il ruolo avuto nell’invenzione “a tavolino” dei talebani afghani che proprio in questi giorni si stanno riprendendo l’intero Paese dopo la fuga di tutti gli occidentali che nel frattempo si divertono a fare conferenze “su come combattere l’Isis” dimenticando di Al Qaeda, il Fronte Al Nusra, Hamas, Hezbollah… Solo per citarne alcuni; e l’Iran vero sponsor globale del terrorismo. Dei pericoli che questa vicenda comporta ne abbiamo parlato con il già Generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti a lungo protagonista di Missioni internazionali.

Generale Battisti, che valutazione dare di quanto accaduto all’Ambasciata italiana di Islamabad? Come è possibile che documenti di questo tipo possano essere rubati specie in un Paese, il Pakistan, dove il terrorismo islamico è una realtà quotidiana da decenni?

«Il furto di 1.000 visti Schengen negli uffici dell’Ambasciata italiana di Islamabad è un evento sicuramente inquietante per le dimensioni del fatto e per le possibili conseguenze che lasciano presagire un’azione mirata che deve aver richiesto, verosimilmente, la complicità di personale in servizio in quella rappresentanza diplomatica. Di norma, infatti, l’accesso a queste sedi è rigorosamente controllato e limitato allo stretto necessario per il disbrigo delle attività diplomatiche e consolari. Le rappresentanze diplomatiche italiane sono state, purtroppo, più volte coinvolte in questo “traffico” di Visti secondo quanto riportato dalle Nazioni Unite e da diversi organi di stampa nel 2010, il Rapporto del Gruppo di Monitoraggio delle Nazioni Unite relativo a Somalia ed Eritrea segnalava: personale italiano dell’Ambasciata italiana di Nairobi (Kenya) era implicato nel rilascio di Visti per l’Italia anche a membri di gruppi terroristici islamici (Al-Shabaab, Hizbul Islam) e pirati somali al prezzo di 12-13 mila dollari per un uomo, 15 mila per una donna. L’indagine ha rivelato prassi simili anche per le Ambasciate di Russia, Sudafrica, Turchia e Ucraina; nel 2017, il Corriere della Sera riportava irregolarità nella concessione dei Visti al Consolato di Erbil (Kurdistan iracheno), pagati sino a 10.000 euro. Casi analoghi si sono verificati nel tempo presso le Ambasciate di Albania, Algeria, Argentina, Bielorussia, Croazia, Cuba, Egitto, Etiopia, Iran, Marocco, Pakistan, Romania, Russia, Senegal, Serbia, Tunisia, Turchia, Ucraina, e in alcune sedi diplomatiche in Asia. Non è da escludere a priori che questi visti possano essere stati utilizzati da potenziali terroristi, ma sono più propenso a ritenere che – in questo caso – il furto sia stato perpetrato per agevolare l’immigrazione irregolare nell’Area Schengen. La critica situazione in Afghanistan sta provocando un’ulteriore ondata di profughi, che temono il ritorno dei talebani, che va ad aggiungersi al “tradizionale” flusso afghano e pakistano verso l’Europa lungo la “rotta balcanica”. Un terrorista professionista, come abbiamo già visto, si infiltra in Europa con altri sistemi più sicuri (il controllo alle frontiere per viaggiatori provenienti da “Paesi a rischio” è di norma attento). Egli può usufruire del supporto di network criminali che lo agevolano nell’ingresso e nell’eventuale fuga qualora si renda responsabile di atti violenti durante la sua permanenza. Appare, a mio avviso, più plausibile che un terrorista necessiti di un documento di riconoscimento valido per viaggiare all’interno all’Europa. Indicativo è il caso del terrorista tunisino Anis Amri, autore della strage al mercatino di Natale di Berlino, ucciso a Sesto San Giovanni (MI) il 23 dicembre 2016, il quale aveva trovato supporto e protezione presso alcuni connazionali residenti tra Napoli, Caserta e Casal di Principe, e dove aveva anche ottenuto un passaporto falso per recarsi in Germania».

Ora c’è chi dice che non bisogna preoccuparsi perché essendo noti i numeri di serie se utilizzati verrebbero scoperti in caso di ingresso in un Paese straniero. Chi garantisce che non vengano manipolati? Dopotutto chi li ha rubati non è certo un dilettante.

«Non sono un “tecnico falsario” ma ritengo che l’eventuale manipolazione di questi visti sia riscontrabile senza particolari difficoltà, anche perché il personale di controllo alle frontiere esterne è sicuramente conscio dei numerosi tentativi d’ingresso con documenti irregolari. La questione è legata al periodo passato tra il furto, la sua scoperta e la sua segnalazione alle competenti Autorità. Se il tempo trascorso tra la sottrazione e la segnalazione è stato consistente i visti potrebbero essere stati utilizzati senza problemi in quanto perfettamente regolari. È il caso di ricordare che agenzie di viaggio, sia nei Paesi di origine sia in UE, d’intesa con Gruppi Criminali Organizzati, sono utilizzate per il transito e per la finale destinazione di personale clandestino. Le attività svolte da tali Agenzie riguardano una vasta gamma d’iniziative illecite:ingressi turistici con fornitura di “pacchetti completi” di assistenza (Documenti d’Identità e Visti fraudolenti per i viaggi e la successiva regolarizzazione nell’Area Schengen, compresi matrimoni fittizi-ingressi negli USA e da Paesi UE con passaporti europei genuini contraffatti, dei quali era stato denunciato il furto o lo smarrimento, e relativi moduli Esta; visti d’ingresso per studio, lavoro, ecc…)»

Sempre a proposito di documenti d’identità veri e verosimili quanti ne sono spariti solo in Europa e come?

«Non risulta dai rapporti annuali di FRONTEX una situazione complessiva dei visti Schengen sottratti, anche perché, salvo fughe di notizie sui media, ogni Paese evita di pubblicizzare questi spiacevoli eventi. Da sottolineare che l’Area Schengen, in virtù della “relativa facilità” d’ingresso per i numerosi Documenti d’Identità e permessi in uso, molti dei quali di facile riproduzione e manipolazione, è considerata un luogo sia di arrivo sia di transito dell’immigrazione irregolare per altri Paesi europei e continenti, soprattutto per il Nord America. Esistono circa 80 differenti versioni di Carta d’Identità e oltre 180 Permessi di Residenza validi per circolare nell’UE. Diversi Paesi dell’Unione, inoltre, non includono nessun dato biometrico nei loro documenti. I livelli di sicurezza delle Carte d’Identità rilasciate dagli Stati membri e dei titoli di soggiorno per i cittadini dell’UE che dimorano in un altro Stato membro e per i loro familiari variano notevolmente con l’aumento dei rischi di falsificazione e di frodi documentali».

In ogni caso dopo i pasticci nei Consolati italiani in Brasile con il mercato clandestino delle cittadinanze vedi le inchieste di Panorama, la vicenda di Islamabad getta l’ennesima ombra sulla gestione della Farnesina, diretta -per modo di dire- da Luigi Di Maio.

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