Vaccini, caos totale, tra seconde dosi differenziate e regioni in protesta

Ormai sui vaccini regna il caos. Il caso Astrazeneca, la seconda dose differenziata (sulla cui efficacia non vi è certezza), le diverse posizioni (ed azioni) delle Regioni e dei medici, la variante indiana (o Delta) stanno preoccupando non poco la popolazione, con il rischio di pericolosi rallentamenti nella campagna vaccinale nazionale.

La decisione del Ministro Speranza di vietare la somministrazione del vaccino Astrazeneca per chi ha meno di 60 anni ha messo in difficoltà le regioni ma non è l’unico problema della campagna vaccinale. A complicare le cose una serie di imprevisti tra cui la decisione dell’Aifa di approvare la vaccinazione eterologa: ossia la sostituzione del richiamo di AstraZeneca con un vaccino diverso, a base mRna.

Questione molto complessa al punto che alcune regioni hanno fatto valere la loro autonomia cercando di fare resistenza verso le disposizioni di Governo.

La Puglia guidata da Emiliano e Lo Palco nonostante le raccomandazioni dell’Aifa e del Ministero della Salute ha lasciato aperta la possibilità di fare i richiami con AstraZeneca a fronte però di una scrupolosa valutazione medica. La Campania che inizialmente aveva deciso di andare contro le direttive del Governo rifiutando la vaccinazione eterologa perché sperimentata su un campione ridotto di persone, adesso si è allineata accentando il mix e dando lo stop ad AstraZeneca ma anche a Johnson&Johnson per gli under 60. In Lombardia invece si allungano di qualche giorno i tempi per i richiami con Astrazeneca che riprenderanno il 17 giugno ma solo per i più anziani, mentre quelli con Moderna sono stati spostati di una settimana. Effetto domino anche nel Lazio che ha spostato i richiami di Pfizer da 35 a 21 giorni. In Veneto Zaia invece ha sollevato la questione della terza dose necessaria per chi si è vaccinato a gennaio e che potrebbe creare dei problemi ad ottobre con la disponibilità delle dosi. Il resto delle regioni sembra essersi conformato alle indicazioni nazionali senza grossi problemi di riorganizzazione delle vaccinazioni ma comunque con necessità di dosi maggiori di Pfizer e Moderna per completare il ciclo vaccinale di AstraZeneca.

La vaccinazione eterologa

Gli studi sulla vaccinazione eterologa (cioè con un vaccino diverso tra quello della prima e quello della seconda dose) sembrerebbero aver convinto solo in parte il mondo scientifico. In Spagna lo studio Combivacs con il mix AstraZeneca e Pfizer ha mostrato risultati positivi ma è stato condotto su un numero molto limitato di casi: poco più di 600.

«Ci sono delle basi teoriche per giustificare la vaccinazione eterologa ma c’è da dire che i dati disponibili sono relativamente pochi perché hanno coinvolto un migliaio di persone – spiega il farmacologo Silvio Garattini – ma ripeto, va prestata molta attenzione a causa della scarsità dei dati. Per ora non sono emerse controindicazioni, sulla base di questi studi si può andare avanti ma dobbiamo stare molto attenti ad essere pronti ad interrompere la campagna se succede qualcosa perché il numero delle persone sottoposte agli studi è troppo piccolo. Sono circa 600 in Spagna e un migliaio in Inghilterra».

Che ne pensa degli Open Day con AstraZeneca che sono stati aperti ai giovani?

«È stato un errore vaccinare i giovani sottraendo il vaccino ai più anziani che hanno pagato di più i danni indotti dal virus. Penso che la priorità debba essere quella di vaccinare le categorie più a rischio. Abbiamo ancora tre milioni di persone oltre i 60 anni che non sono state vaccinate. Dobbiamo vaccinare tutti il prima possibile».

La Variante Delta

A compromettere la campagna vaccinale non è solo lo stop al vaccino AstraZeneca; a preoccupare il mondo intero infatti c’è la variante Delta (o indiana), mutazione in grado di aumentare più del doppio ad esempio il numero i ricoveri ospedalieri. In Inghilterra sono morte 42 persone a causa di questa variante ed è per questo motivo che il premier Johnson ha deciso di interrompere per un mese il programma prestabilito di riaperture. Delle persone decedute dodici avevano ricevuto una doppia dose di vaccino da almeno 14 giorni. Quanto agli altri 23 non erano vaccinati e sette avevano ricevuto la prima dose da almeno 21 giorni.

Contro la variante Delta la copertura dei vaccini è efficace e potrebbe ridurre il rischio di ospedalizzazione ma solo 28 giorni dopo la seconda dose. In particolare, il vaccino Pfizer-BioNTech fornisce contro questa variante una protezione del 79%, rispetto al 92% di protezione con la variante inglese. Per il vaccino Oxford-AstraZeneca, invece, è stata rilevata una protezione del 60% contro le infezioni dovute alla variante indiana, rispetto al 73% della variante inglese ma l’efficacia dei vaccini contro la variante.

Se però parliamo dell’efficacia dopo la prima dose siamo ad una percentuale superiore di poco al 30%.

Il tasso di mortalità vaccino per vaccino

Nonostante il clamore mediatico su AstraZeneca l’Aifa nel quinto rapporto del 26 maggio 2021 ha evidenziato che il numero di segnalazioni di decessi per tipologia di vaccino sono stati maggiori dopo la somministrazione di Pfizer con 213 e un tasso dello 0,96 per cento ogni 100mila dosi. Sono state 58 invece dopo il vaccino Moderna con l’1,99 per cento su 100mila dosi. Mentre sono 53 dopo AstraZeneca/Vaxzevria con 0,79 per cento su 100mila dosi e infine 4 dopo il vaccino Johnson&Johnson con 0,79 per cento su 100mila dosi. Il 68,6% delle segnalazioni 225 su 328ha avuto una valutazione di causalità con l’algoritmo utilizzato nell’ambito della vaccino-vigilanza. Delle 328 segnalazioni con esito decesso con un tasso di segnalazione di 1.100.000 dosi somministrate. L’età media del decesso è di 78,6 anni. Nei 225 decessi su cui è stata terminata la valutazione: il 57,8% dei casi è non correlabile, il 36,9% indeterminato e il 3,6% inclassificabile per mancanza di informazioni necessarie all’applicazione dell’algoritmo. Solo in quattro casi (1,8% del totale), la causalità risulta correlabile.

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