Le sanzioni contro la Russia sono lo specchio di un occidente debole

Sanzioni deboli e poco incisive. I vari leader dell’Unione europea nella notte del 24 hanno dato vita ad un pacchetto “massiccio di sanzioni, che avranno un impatto sull’economia russa e sull’elite politica e consta di cinque assi: il settore finanziario, il settore energetico, quello dei trasporti, i controlli alle esportazioni e la politica dei visti”, spiega Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione europea. “Queste sanzioni – aggiunge – sono state coordinate con Regno unito, Canada, Stati Uniti, Australia e Giappone. L’unita’ è la nostra forza”.

Le sanzioni imposte non sono però così forti come si potrebbe pensare. Basta analizzare le decisioni prese in merito al settore energetico, per capire che si poteva osare di più. E’ vero che sono state messe a punto delle misure ad hoc, ma allo stesso tempo non sono state imposte delle restrizioni per quanto riguarda il comparto del gas. Questa mossa avrebbe sicuramente dato maggior vigore all’azione dell’Ue. Da sottolineare inoltre due punti. Il primo, come ricorda anche il Sole24ore, è che le sanzioni economiche che furono imposte dall’Ue alla Russia nel 2014, furono davvero un duro colpo per l’economia del Paese, dato che questa era ancora molto legata economicamente con l’occidente (da ricordare anche che fu un momento particolare dove anche il prezzo del petrolio era molto basso). Da allora però la situazione è cambiata. Putin ha infatti rafforzato il Paese cercando di rompere i legami, soprattutto quelli economici e finanziari con l’occidente. L’obiettivo raggiunto è stato quello di rendere la Russia resiliente il più a lungo possibile da (future) sanzioni europee. Il secondo aspetto da tenere presente in questo quadro, è la forza/debolezza del Paese. Se infatti si dovessero riuscire a colpire le esportazioni russe di materie prime, allora sì che si darebbe un grosso colpo all’economia russa, dato che al momento Putin non è ancora riuscito a spostare completamente il flusso di gas dall’Europa alla Cina. Significa dunque che i primi clienti rimangono gli stati dell’Ue. C’è da dire però che questa azione avrebbe un forte impatto per l’Unione europea e per tutti quei paesi che sono ancora fortemente dipendenti dal gas russo. Aspetto che non è trascurabile se si pensa che questo legame con il Paese di Putin ha portato l’Italia e la Germania ad affossare ieri la misura che voleva l’esclusione della Russia dal sistema internazionale dei pagamenti Swift. Azione fortemente richiesta invece dai ministri degli esteri degli stati del Baltico e dal Regno Unito. L’opzione rimane però sul tavolo, spiega oggi il ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire, arrivando all’Ecofin. Sanzionare la Russia escludendola dal sistema Swift “sarà oggetto di discussione nei prossimi giorni e settimane. E’ molto chiaro, anche dalle conclusioni finali del consiglio europeo, che il pacchetto di sanzioni approvato ieri è molto importante, molto efficace, ma non è l’ultimo”, conclude il commissario Ue, Paolo Gentiloni.

Prova che le misure messe in campo contro la Russia non sono così forti come l’Ue decanta, sono le richieste avanzate da diversi stati nella riunione di ieri del Consiglio europeo. Alcuni paesi avevano infatti chiesto di rafforzare ulteriormente questo secondo pacchetto di misure, e di intraprendere azioni più decise. Il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha chiesto di abbandonare l'”ingenuità” e di agire “con decisione” e “unità” per adottare sanzioni “massicce” che “fermino” il presidente Putin. “Dobbiamo fermarlo. Se l’Europa vuole essere rilevante, dobbiamo agire molto, molto rapidamente, perché altrimenti crolleremo. È un momento critico per la storia dell’Ue e dell’Europa. Il mondo ci guarda”, ha avvertito. Sulla stessa linea, il presidente lituano, Gitanas Naueda, che ha richiesto l’uso di “tutto il potere di dissuasione” dell’Ue e l’adozione senza indugio di un’ampia gamma di sanzioni economiche, finanziarie ed energetiche. Alla fine ha però prevalso la strategia dell’approccio graduale, con sanzioni che per il momento sono soft e poco incisive.

Leggi su panorama.it