Adesso le carte per il Quirinale le può dare il centrodestra

Mancano 10 giorni alla prima votazione per la scelta del prossimo Presidente della Repubblica e la situazione vede i partiti in preda alla naturale agitazione, come insegna la storia. ma c’è agitazione ed agitazione.

Quella ad esempio di Silvio Berlusconi è una tensione positiva, verrebbe da dire «bella», più emozione che tensione per un uomo che davvero con il passare dei giorni vede che la sua non è più una idea folle ma qualcosa che sta diventando sempre più concreta. E questo ci porta ad una considerazione più generale, una sorta di occhiale speciale con cui guardare e valutare tutto quello che succede in questo momento politico: le carte più belle in questa partita a poker le ha in mano il centrodestra. Cui va aggiunto ovviamente Matteo Renzi. Chi non ne fosse certo o convinto deve soltanto ricordare cosa successe un paio di mesi fa sull’affondamento del famoso Del Zan, voto che diede vita di fatto ad una nuova maggioranza parlamentare pronta a riproporsi alla famosa quarta votazione.

E quindi il compito unico della coalizione Berlusconi-Salvini-Meloni è quello di non sperperare il vantaggio acquisito. Ed il vertice di domani nella casa del leader di Forza Italia è solo l’ennesima occasione da cui deve uscire, su tutte, una cosa sola: compattezza. Pronti però a gestire il no alla candidatura di Berlusconi con una seconda opzione.

Peggio, molte peggio va nel centrosinistra e nel Movimento 5 Stelle. E lo si intuisce bene da due fatti: il primo è che sono sempre più numerosi i parlamentari dei due partiti scesi in campo per un bis di Mattarella, anche un prolungamento di pochi mesi. La conferma di Mattarella al Quirinale e, di conseguenza di Draghi a Palazzo Chigi, è infatti l’unica opzione condita dalle solite dichiarazioni sul «siamo in piena emergenza, non si deve cambiare…» che forse potrebbe mettere nei guai il centrodestra. Ci sono poi le immancabili divisioni interne.

D’Alema ribadisce la necessità di una donna sul colle più alto di Roma, senza fare nomi, indicare qualità o pregi. Basta che sia di sinistra, ovviamente. Ma ci sono anche grillini (o ex) pronti ad appoggiare Berlusconi o un candidato di centrodestra a patto che non cada il governo; un altro anno di stipendio da parlamentare è sicuramente più allettante del ritorno alle attività professionali precedenti.

Letta è in difficoltà, per non parlare di Conte, screditato dai suoi stessi uomini con Di Maio che sembra giocare una sua partita a parte.

Il conto alla rovescia scatta da domani. Nessuno sa dire come finirà. Di sicuro il dopo sarà molto diverso dall’oggi

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