Zack Snyder è il vero vincitore della serata degli Oscar

Zack Snyder è il vero vincitore della serata degli OscarZack Snyder

Il rumore fatto dallo schiaffo di Will Smith a Chris Rock, così come della oggettiva debacle subita da Il Potere del Cane di Jane Campion, hanno messo sicuramente da parte uno dei motivi per i quali questa notte degli Oscar va assolutamente ricordata: la vittoria di Zack Snyder.


Più che di vittoria si tratta di una rivincita, oppure revanche come dicono i francesi, dal momento che Snyder è ormai da anni indicato da una parte del pubblico come uno dei mali che affliggono il cinema moderno, con la sua idea ipertrofica di azione e una visione assolutamente agli antipodi di quella promossa dalla Marvel. Eppure, contro ogni pronostico, contro ogni attesa, è stato lui probabilmente il vero, grande vincitore di ieri sera.




Il Lou Reed dei Blockbuster


Zack Snyder è senza ombra di dubbio un regista unico nel suo genere. Non solo e non tanto per il suo percorso, che lo ha portato a sperimentare dal punto di vista visivo e sonoro in un modo che probabilmente non ha pari tra i registi della sua generazione, ma anche per il fatto che sia sempre storicamente fedele a sé stesso. Snyder si rifiuta sostanzialmente di adeguarsi ai canoni e ai nuovi corsi della narrazione cinematografica.


Fin dagli inizi Zack Snyder ha senza ombra di dubbio ha rivendicato la sua profonda connessione con il videoclip, l’universo videoludico e naturalmente la graphic novel, diventando a tutti gli effetti un regista molto legato all’immagine come vera, grande protagonista della narrazione.


Per i suoi detrattori è connesso a iter narrativi scevri da ogni profondità e significato, con personaggi superficiali e dialoghi a dir poco inconsistenti.


Chi invece ama il suo cinema lo ha sempre ritenuto uno dei pochi in grado di comprendere e valorizzare l’importanza della plasticità dei corpi, di un’azione travolgente, del fascino esercitato dal movimento al servizio di storia in realtà molto più progressista e audace della media del cinema di intrattenimento.


Ad ogni modo dopo aver raggiunto un successo sostanzialmente universale nei primi anni 2000, nel 2013 con Man of Steel, Snyder ha cominciato a fare i conti con la concorrenza della Marvel, fautrice di una narrazione supereroistica molto più leggera, accessibile e sicuramente più trasversale, nonché inserita all’interno di un iter produttivo a dir poco perfetto.

Forse anche per questo è detestato, per la sua sostanziale immobilità stilistica e semantica. Snyder per esempio ama la slow motion, ad oggi sostanzialmente qualcosa di estinto altrove e il suo è un cinema abitato da uomini e donne che paiono scolpiti, una rappresentazione vera e propria del concetto di divinità e supereroe come superuomo. Esattamente il contrario di quello che Iron Man, Thor, Captain America e soci sono stati nel corso degli anni. Lui non segue la corrente, lui va contro senza problemi, di base è il Lou Reed dei blockbuster. Man of Steel non ebbe il successo travolgente che si sperava, e lo stesso capitò a Batman v Superman, dove oggettivamente mise fin troppa carne al fuoco, palesò il suo limite più grande: l’incapacità di contenere il proprio over writing.

Un fallimento strategico



La vittoria di ieri sera è apparsa  la conferma di un’inversione di marcia, rispetto ad un passato in cui la possibilità per Zack Snyder di essere ancora protagonista nel cinema di intrattenimento, era completamente naufragata dopo che la Warner lo aveva sostanzialmente rinnegato al tempo della sua Justice League.


La morte della figlia, la necessità di lasciare il progetto cui stava lavorando, avevano aperto completamente le porte a quel Joss Whedon, che di fatto seguì le direttive della Warner, nel cercare di creare una sorta di film sotto steroidi con cui cercare di colmare il gap emotivo rispetto al MCU. 
Quando l’anno scorso la sua Snyder Cut è stata portata su HBO Max, gran parte delle opinioni si focalizzarono su come o quanto questa versione fosse migliore o peggiore di quella di Whedon, a conti fatti la pietra tombale su quello che era il vecchio progetto della Warner nell’ambito dei cinecomic della DC. 
Pochi si resero conto di un dato molto semplice: Snyder aveva ottenuto 40 milioni di dollari per perfezionare quello che in realtà era un progetto semi ex novo, grazie alla pressione dei suoi fan.


Gli stessi che ieri hanno affollato Twitter usando gli hashtag #OscarsFanFavorite e #OscarsCheerMoment, per decidere quale fosse il Film Favorito dai Fan e quale quello con il momento preferito nella storia del cinema in generale. E indovinate? Ha vinto lui. 
Diciamocelo chiaramente, questi due riconoscimenti erano stati studiati per dare un contentino alle Major che da tempo cercano di avere i cinecomic Marvel e Sony tra i film da premiare anche nelle categorie più importanti. Tutto era pronto per salutare il successo interplanetario di Spider-Man: No Way Home, qualcosa che fosse un cavallo di Troia per ulteriori sviluppi futuri, per permettere alle sale di rivendicare con i supereroi anche altri Oscar. Il piano è chiaro, il piano appariva infallibile. E invece…
Invece evidentemente qualcuno ha fatto male i conti, in particolare non ha colto sia lo straordinario successo a livello di piattaforma streaming che aveva ottenuto la Snyder Cut, sia quanto bene fosse stato recepito anche Army of The Dead. Sono stati questi due film a vincere contro ogni pronostico.

Justice League

La rivincita del pubblico over 25


Ma su cosa era basato questo pronostico? Il parallelo che si può essere stati portati a fare, tra l’immensa popolarità avuta in sala, e l’effettiva quantità di voti su Twitter per i film, è un errore tanto macroscopico quanto prevedibile nel momento in cui non si conosce la realtà dei social di cui si parla.


Ed è una realtà che fa da perfetto piano d’appoggio proprio per Snyder, per il suo fandom. Zack Snyder a tutti gli effetti è un regista che appartiene alla generazione millennial e a quella precedente; la generazione Z non ha mai avuto particolare simpatia per lui, ed è cresciuta con i film Marvel, ma la generazione Z su Twitter più di tanto non ci sta.


Twitter è forse il social più vecchio in generale, più anche di Facebook dove ad oggi trovare degli under 25 è sempre più difficile al contrario di Instagram. Ma soprattutto, Snyder è un universo riconoscibile, il suo nome è un modo preciso di fare cinema è un’identità. 
Sapete nominarmi un regista iconico della Marvel? Gunn? Ora è passato “al nemico”. I Fratelli Russo? Non sono identificati come il principale motore dell’immagine dei film, quello è Feige, loro sono dentro ad un sistema più grande. Nel MCU di fatto contano i personaggi e l’universo che essi compongono, non i registi, anche perché i film al 90% sono tutti simili anche visivamente. 
Snyder invece rappresenta un certo modo di vedere il cinema di intrattenimento, è sostanzialmente un marchio universalmente riconoscibile, è unico piaccia o meno.


Ancora oggi, è forte la sensazione tra i fan di Snyder che egli sia stato sostanzialmente tradito dalla Warner, che gli ha impedito di portare avanti la sua visione dell’universo DC. Il 27 marzo quel popolo si è dato appuntamento, ed è un popolo che al contrario degli under 25 che hanno permesso a Spider-Man di incassare 1,9 miliardi di dollari, non ha una memoria volatile o passeggera. 
Snyder si è aggiudicato due statuette che Marvel e soci sentivano di avere in tasca, ma che in realtà già era stata insidiata stando ai dati dal terribile Cinderella con Camila Cabello, un segnale eloquente della distanza tra botteghino e fandom. Di fatto le conseguenze potrebbero essere davvero importanti per Snyder, ma soprattutto sono un monito che le case di produzione distribuzione non potranno non tenere in considerazione: non esiste solo il pubblico under 25, anche gli altri che vanno al cinema, non sono pochi e quando li si sottovaluta si rischia di pagare un prezzo altissimo. Oggi due statuette, domani un bel po’ di soldi in meno al botteghino. 

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