Voglia di avventura

Poche settimane fa, un chilometrico articolo del magazine The New Yorker titolava netto: «La nuova vacanza di lusso è essere scaricati in mezzo al nulla». Un anatema contro i comfort del viaggio, un elogio dei turisti «che non intendono poltrire per una settimana in piscina, ma il godimento se lo vogliono guadagnare».

Da queste considerazioni si dipana il diario del protagonista, abbandonato per due giorni nel deserto senza smartphone, fornito giusto dell’essenziale per sopravvivere, più un sistema Gps per chiedere aiuto. Disturbato nel sonno da ospiti inattesi, appesantito dalla fatica nelle gambe e dallo zaino sulle spalle. Esausto, però soddisfatto: «Durante i vari lockdown» scrive «avevo desiderato l’avventura. Eccola qui». L’autore del testo è in buona compagnia: anziché piluccare amuse bouche nei ristoranti stellati, sempre più italiani sognano di uccidere o raccogliere la cena in autonomia; al posto del tepore della sauna di una spa, agognano il calore di un fuoco acceso con le proprie mani.

È una disintossicazione benedetta dopo un’overdose di cemento, una cura a base d’adrenalina per le piaghe da divano. Il viaggio diventa smarrimento, una bussola per ritrovarsi: «Una vacanza in cui ci si mette alla prova, coinvolge il fisico e la mente. Permette di scoprire qualcosa di sé che non si conosceva» conferma Daniele Calvo Pollino, co-fondatore e Ceo di Mapo Tapo, start-up specializzata nell’organizzare itinerari di turismo sportivo. Un’azienda in crescita, coraggiosa dalla prima ora: nata nel pieno della pandemia, è partita offrendo arrampicata e sci alpinismo, intende allargarsi a mountain bike, surf e altri inquieti sussulti.

«Ci rivolgiamo a esperti e principianti, che possono cimentarsi con le esperienze in sicurezza, accompagnati da guide preparate. Non ci sono limiti d’età, abbiamo avuto ventenni e sessantenni». L’elemento comune sta nella scelta di destinazioni poco battute, di bellezze sconosciute. L’avventura, così, comincia dalla meta: «Il Molise, per esempio, ha un potenziale pazzesco. Come angoli remoti della Sicilia e della Liguria». Approdi da scalare per pochi giorni o fino a due mesi interi, per chi ha il coraggio, il budget e l’agenda sgombra per esagerare.

Chi preferisce un approccio più soft, meno totalizzante, può scegliere un’esperienza di poche ore su Civitatis.com: il catalogo di proposte nazionali, vastissimo, spazia dal trekking montano a tour sotterranei e discese in corda in un canyon. Freedome, invece, è un riferimento online per prenotare attività outdoor. Sono divise per elementi, dall’aria (un volo in elicottero) all’acqua (immersioni assortite), promettono momenti impegnativi sin dall’etichetta: c’è «l’escursione speleologica verticale nelle cave», la terrorizzante «giornata sopravvivenza» e pure il «tarzaning» (lanci appesi a una fune, degni dell’eroe della giungla).

«Funzionano pure le opzioni più tranquille, come le passeggiate a cavallo. L’essenziale è il contatto con la natura» rassicura Manuel Siclari, co-fondatore di Freedome. «Certo» aggiunge «se qualcuno cerca il brivido, troverà i lanci con il paracadute o da elicotteri che portano a sciare sulle vette. L’avventura resta un fatto psicologico: l’importante è uscire dalla propria comfort zone e scoprire qualcosa di nuovo». D’altronde, non siamo tutti novelli Robinson Crusoe.

A ricordare invece un più impacciato Indiana Jones, è l’attore Tom Holland, lo stesso di Spider-Man. Succede nel film Uncharted appena uscito al cinema: una caccia al tesoro, recita il trailer, «nei posti che non si trovano su nessuna mappa. Non sono scomparsi, solo perduti». Una riprova, l’ennesima, dell’ubiquità della voglia d’avventura. Uncharted è tratto dall’omonimo videogioco di successo sulla console PlayStation, mentre a omaggiare un videogame è pure la serie interattiva Scuola di sopravvivenza, disponibile in vari capitoli su Netflix. È lo spettatore a decretare col telecomando le sorti di Bear Grylls, l’audace protagonista, un alpinista ex militare, il MacGyver dei nostri tempi. La sua specialità è catapultarsi davanti a bivi impossibili, a dicotomie schizofreniche, come quando bisogna decidere se farlo arrampicare su una parete per affrontare un puma o calarlo nel vuoto di un burrone. Si palpita, rimanendo in pantofole.

Tra le novità, ecco anche il sito Meeters.org, una sorta di social network per esploratori contemporanei, che non condividono foto o emoji, preferiscono radunarsi in piccoli gruppi per vivere escursioni. I social, in generale, sono l’ovvia cassa di risonanza di questo fenomeno, le micce dei tentativi d’emulazione. Lo conferma la storia di Edoardo Massimo Del Mastro, che su Instagram conta quasi 70 mila follower con l’account, parecchio rivelatore d’attitudini, @mentenomade. Ha pensato e scritto vari libri, quasi diari d’avventura in giro per il mondo. In Alaska, per esempio: «Durante la notte, la temperatura è scesa a meno quattro, non ha smesso un attimo di piovere e l’umidità ha impregnato tutto. Siamo completamente fradici, ma felici» si legge in un passaggio dell’ultimo racconto, La libertà di essere (Salani), dove tenta di convincere i più diffidenti a sfidare i propri limiti: «Provare è l’unico modo per realizzare quello che desideriamo, dalle cose più stupide a quelle più importanti». Magari dopo avere sottoscritto una robusta assicurazione contro gli infortuni, che non si sa mai.

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