Venezia: Vorrei sparire senza morire, Avati si racconta

(ANSA) – ROMA, 25 AGO – Vorrei sparire senza morire: oltre 40
film, titoli nel cuore come Regalo di Natale, La casa delle
finestre che ridono, Una gita scolastica, Impiegati, per citarne
pochi e ora l’atteso Dante, Pupi Avati si racconta e si lascia
mettere in scena da filmmakers neo laureati. E’ un docu racconto
che sarà tra le proiezioni speciali della diciottesima edizione
delle Giornate degli Autori, in collaborazione con Isola Edipo:
da un lato un gruppo di giovani di IULM Movie Lab, dall’altro il
regista bolognese. A partire da un’idea del Rettore di IULM,
Gianni Canova, nasce un racconto in prima persona dalla passione
per il jazz alle esperienze di una vita.
    L’appuntamento è per il 7 settembre, ore 16.00 alla Casa degli
Autori. A partire dal piccolo cimitero di San Leo, dove sono
sepolte molte delle persone che ha amato, Pupi Avati si
racconta. Un po’ di cinema, un po’ di musica, molta vita. Un
viaggio sul filo della memoria, un percorso a ritroso tra gli
affetti, i fantasmi e i ricordi di uno dei maestri del cinema
italiano. Frammenti di un’autobiografia che si mescola con la
storia collettiva.
    “Il cinema mi ha dato moltissime gioie, ma anche tantissime
sofferenze”, confessa Pupi Avati nel film, “Molte mattine andare
sul set rappresenta la cosa che meno vorrei fare al mondo. E mi
chiedo: ma perché io mi sto costringendo a questa scelta di vita
che mi espone continuamente a questa ricerca di felicità? Perché
non siamo mai definitivamente cresciuti?.”
Tra il diario intimo e la confessione filmata, Vorrei sparire
senza morire è un percorso che inizia e finisce in due diversi
cimiteri, passando per Bologna, il castello di Rocchetta Mattei,
gli uffici romani della DueA e gli studi di Cinecittà. Il
cinema, che è lo sfondo di tutto, lascia il posto a un
sentimento della vita, una riflessione sulla morte, una
malinconica rievocazione delle stagioni dell’amore. Con la sua
calda umanità, ma anche la sua consumata autoironia, Avati si
concede alla videocamera dei giovani filmmaker dell’Università
IULM con una sincerità a tratti quasi commovente. E conferma di
essere non solo uno dei maestri del cinema italiano, ma anche un
uomo che ha vissuto il suo (e il nostro) tempo con un’immersione
e una dedizione totali. (ANSA).
   

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