domenica, 4 Maggio 2025
Vaccini: quarta dose protegge il 30% da contagio Omicron

(ANSA) – ROMA, 18 FEB – La quarta dose di vaccino a mRNA
riporta gli anticorpi contro il virus SarsCov2 ai livelli che si
erano raggiunti dopo la terza dose, ma ciò non basta per
prevenire le infezioni da Omicron perchè la protezione offerta
dalla dose aggiuntiva contro la variante non supera il 30%. Lo
indica lo studio dello Sheba Medical Center, di Ramat Gan in
Israele, accessibile online sulla piattaforma medRxiv, che
accoglie gli articoli che non ancora sottoposti alla revisione
della comunità scientifica.
La ricerca ha coinvolto 274 operatori sanitari che hanno
ricevuto la quarta dose di vaccino Pfizer/BioNTech o Moderna a
distanza di almeno quattro mesi dalla terza dose: in quel
momento i volontari avevano un livello di anticorpi 6 volte più
basso rispetto al picco raggiunto dopo la dose di richiamo.
Passate 2-3 settimane dalla somministrazione della quarta dose,
i livelli di protezione si sono alzati di 9-10 volte. Anche la
capacità neutralizzante contro la variante Omicron è aumentata
notevolmente, pur rimanendo 10 volte sotto quella che si
riscontrava contro il virus originario di Wuhan.
Nonostante questo risveglio delle difese immunitarie, lo
studio ha mostrato che circa un quinto del campione arruolato ha
contratto un’infezione da SarsCov2 (28 vaccinati Pfizer/BioNTech
e 29 Moderna), una quota appena più bassa rispetto al gruppo di
controllo, che aveva tre dosi di vaccino.
Secondo le stime dei ricercatori, sulla base di questi dati,
l’efficacia della quarta dose di prevenire l’infezione è del 30%
per il vaccino Pfizer/BioNTech e dell’11% per Moderna; un po’
più alto il livello di protezione verso la malattia sintomatica
(43% e 31%). Resta invece confermata l’alta efficacia contro la
malattia grave.
Le differenze riscontrate nello studio tra i due vaccini,
precisano i ricercatori, sembrano più dovute a oscillazioni
statistiche legate ai piccoli numeri della ricerca che a una
effettiva differenza di efficacia. Per quel che concerne i
sintomi, erano nella gran parte dei casi “trascurabili”.
Nonostante ciò, fanno notare i ricercatori, “la stragrande
maggioranza aveva una carica virale relativamente alta e quindi,
i casi di infezione erano presumibilmente infettivi”. (ANSA).