martedì, 8 Luglio 2025
Tracciabilità di cani e gatti ok Ue ma l’Italia resta al palo

L’Europa viaggia a grandi passi verso
nuove norme su benessere e tracciabilità di cani e gatti, mentre
l’Italia è ferma a leggi vecchie e inadeguate. A denunciarlo è
il Gruppo allevatori cinofili (Gac), all’indomani
dell’approvazione a larga maggioranza da parte
dell’Europarlamento di Strasburgo, del Regolamento sul benessere
di cani e gatti e allevamenti. Nel testo adottato, i deputati
chiedono che tutti i cani e gatti nell’Ue, oltre a vietarne la
vendita nei negozi di animali, siano identificabili
obbligatoriamente tramite microchip e registrati in banche dati
nazionali interfacciabili in un unico e centrale sistema
europeo.
“Questa banca dati che in Italia si chiama Sinac (Sistema
Informativo Nazionale Animali da Compagnia) – rileva
l’Associazione – avrebbe dovuto essere operativa da dicembre del
2023 e invece, anche se pronta da tempo, è stata bloccata dopo
la protesta di gran parte del settore e delle Regioni perchè
inseriva modifiche non richieste”.
In Italia, gli allevamenti di animali da compagnia, in virtù
di un regio decreto del 1934 ancora in vigore, sono concepiti
all’interno del comparto agricolo e sottoposti a regole
sanitarie relative agli animali da reddito.
“Nei prossimi giorni lanceremo una campagna di raccolta fondi
tra gli allevatori per sostenere un ricorso al Tar che cancelli
questa stortura – annuncia Attilio Presta, presidente
dell’associazione – non possiamo più accettare normative che li
trattino come bestiame da reddito.
La selezione etica, la valorizzazione zootecnica, il rispetto
dell’etogramma, della genetica e dei bisogni primari
dell’animale devono diventare la base. L’Europa sembra averlo
capito ma non l’Italia che rischia di rimanere isolata, creando
ancora più danno agli allevatori in un settore che non si è mai
voluto regolamentare e dove i nostri competitors europei
potranno sfruttare molte più opportunità”.
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