Tiziana Rocca, al di là delle parti, pregiudizio perché donna

(di Francesco Gallo) “Sono una professionista al di là
delle parti, il mio obiettivo è essere un punto di riferimento
dei talent internazionali in Italia. Capisco che posso piacere o
non piacere, ma ho dimostrato sul campo quello che valgo e in
America ho fatto tutto da sola”. Così all’ANSA Tiziana Rocca,
direttrice artistica del Taormina Film Festival appena concluso
con successo, ma anche direttrice di Filming Italy Sardegna e di
Filming Italy Los Angels.
    “Voglio essere giudicata soltanto per la mia professionalità,
per l’impegno e per nessun altro motivo – aggiunge la Rocca nata
a Pozzuoli nel 1966 e cattolica praticante – non perché sono
bionda o perché ho i capelli lunghi. Forse se ci sono difficoltà
nell’accettarmi il problema è che sono una donna, non si accetta
che una donna possa fare una cosa del genere, ma perché? Il
mondo cambia e anche il cinema, io non invidio nessuno, penso
che ci sia spazio per tutti e che ognuno possa dimostrare quello
che vale. Per questo mi impegno da morire, lavoro notte e
giorno”.
    Cosa rende un festival vincente? “Quando ho ripreso in mano Taormina avevo chiarissimo cosa fare.
    L’obiettivo era riempire il teatro e riportare i giovani. Poi si
doveva coinvolgere il territorio dall’inizio. Parlare con tutti,
coinvolgere alberghi, ristoranti, negozi, questa è una delle
cose che vanno fatte. Per me è poi importante ‘il crescendo’,
cioè fare una scaletta di appuntamenti ragionata. Sapevo che
volevo aprire con Michael Douglas, mettere poi una giornata
cuscinetto con Catherine Deneuve , andare in alto con Scorsese
che ha fatto sold out e avere poi tantissimi premiati come Denis
Quaid, Billy Zane, Rupert Everett, Jeffrey Rush. Infine chiudere
in bellezza con Monica Bellucci e Tim Burton”.
    Cosa altro conta in un festival? “Ci sono alcune cose che sono sullo stesso livello. Ad esempio:
i contenuti di alcuni film possono trascinare particolari talent
come viceversa quest’ultimi possono far aumentare la
comunicazione. Poi sicuramente contano gli sponsor, i partner,
sono fondamentali perché visti i budget ristretti loro aiutano
ad abbattere i costi. Chiaramente pesano molto anche la
comunicazione, la stampa, le televisioni: avere un giusto
numero di giornalisti che possano mandare all’esterno
interviste, incontri, tutti i momenti importanti.
    Il mio obiettivo – continua la Rocca, madre di tre figli e
moglie del regista e attore Giulio Base – è
l’internazionalizzazione, penso sia importante creare contenuti
che ti diano la possibilità di uscire dalla stampa nazionale,
rivolgersi anche a quella internazionale. Guardo sempre
all’internazionalizzazione perché nasco come comunicatrice e
questa mia specialità l’ho ovviamente applicata ai festival”.
    C’è chi ha parlato di lei come una ‘marketing guru’, oggi come
si definirebbe? “Quel nomignolo me l’ha affibbiato Variety, senza che glielo
chiedessi, ma sono molto contenta di questo. Sono una grande
lavoratrice, una manager culturale e direttore di festival
all’altezza dei miei colleghi, una cosa che mi sono meritata sul
campo. Comunque non mi riconosco un titolo specifico, diciamo
che sono una manager o un direttore di festival perché affronto
queste manifestazioni a 360 gradi anche nella parte produttiva,
in tutti gli aspetti: oggi per fare un festival devi essere
attento a tutto”.
   

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