The Witcher: Nightmare of the Wolf – Stavolta è DAVVERO The Witcher. La recensione

Dopo la deludente trasposizione dei libri di Andrzej Sapkowski in una serie non all’altezza delle aspettative, L’hype attorno ad nuovo progetto ambientato nel mondo di The Witcher è stato (relativamente) contenuto. Il film animato che pretendeva di raccontare una origin story del personaggio di Vesemir, mentore e figura paterna di Geralt di Rivia, si faceva forte del nome del rinomato Studio Mir, ma si scontrava con il disappunto di un fandom compatto nella bocciatura della prima stagione di The Witcher, nonché con un ormai generalizzato sentimento di sfiducia verso qualsivoglia produzione Netflix degli ultimi tempi.

VESEMIR

Aggiungiamo poi che il personaggio di Vesemir, che nei libri di Sapkowski non gode di larghissimo spazio, viene approfondito principalmente nella celebre serie di videogiochi basati sul mondo creato dall’autore polacco, che si pongono come diretto sequel delle avventure di Geralt, Yennefer, Cirilla e via dicendo. Vesemir è uno dei personaggi principali dello splendido The Witcher 3: Wild Hunt, che (spoiler) ci racconta anche i suoi ultimi tragici momenti (e le conseguenze che la sua morte avranno sui suoi cari): la sua caratterizzazione è profonda e calcolata, e forse proprio perché costruita in funzione del suo sacrificio finale risulta curata al massimo.

 

Il videogioco ed il film animato di Netflix non condividono nulla se non lo stesso protagonista, visto in due momenti completamente diversi della sua vita (e probabilmente distanti fra loro centinaia di anni); probabilmente non si svolgono neppure nello stesso universo narrativo unito, ma è sicuramente con il Vesemir videoludico che il paragone dello spettatore diviene immediato e quasi necessario. La produzione del film ne è consapevole, e decide quindi fin da subito di giocare con lo spettatore: vediamo tratteggiato quindi un “giovane” Vesemir, con “solo” poche decine di anni di carriera alle spalle e lontanissimo dal riflessivo, pacato e severo mentore di Geralt e di Ciri. I lati più negativi del protagonista e della categoria dei Witcher ci vengono presentati fin da subito, e resi poi più inquietanti da quelle che ci sembrano solamente irrazionali paure da parte della villain della storia, Tetra: un setting che ci catapulterà in seguito all’interno di una serie di colpi di scena che, se fossimo stati a digiuno della lore di The Witcher, avremmo giudicato con un peso diverso.
Nightmare of the Wolf colpisce lentamente, chirurgicamente, proprio dove fa più male. Come un Witcher.

COLMARE I VUOTI

La storia del massacro di Kaer Mohern, che sancì la sostanziale fine della Scuola del Lupo (sopravvissuta solamente in Geralt, Eskel, Lambert e Coen, i 4 bambini che vediamo al termine del racconto), è uno dei periodo più bui e misteriosi della storia dei Witcher. Sapkowski nei suoi libri nomina a più riprese l’evento, ma finisce per non raccontarne mai i particolari, lasciando il tutto avvolto in un velo di mistero; con The Witcher: Nightmare of the Wolf si va quindi a colmare una lacuna nella storia della Scuola del Lupo che aspettava da anni una trattazione adeguata.
Il film si prende le dovute licenze e “pecca” di alcune piccole operazioni di retcon, ma il risultato è superlativo: non solo la storia raccontata rimane coerente a perfettamente inserita nell’atmosfera che trasuda dai romanzi, ma è anche avvincente, straziante e ben scritta. Si notano qui e là anche citazioni ed omaggi presi altrove: la sequenza iniziale ad esempio ricorda moltissimo i fasti di Berserk, mentre il design dei protagonisti pesca a piene mani dallo stile “interno” dello Studio Mir.

CARATTERIZZAZIONI PERFETTE

L’evoluzione del personaggio di Vesemir, verso la strada che lo porterà a diventare il personaggio amato dal fandom in The Witcher 3: Wild Hunt, è anch’essa coerente ma mai scontata, muovendosi su dei colpi di scena inattesi che giocano con una lore legata a magia, tempo e spazio secondo le proprie regole (o meglio, secondo le regole dettate da Sapkowski, sfruttate brillantemente per spiazzare lo spettatore in più di un’occasione).

Tutti i personaggi principali risultano ben caratterizzati, benché nell’esiguo tempo a disposizione non ci sia spazio per approfondire figure interessanti (come quella del druido Reidrich o dell’elfa Kitsu) o per renderne altri più tridimensionali (uno per tutti, il Witcher Deglan). Sia la protagonista femminile (rivelarne il nome è già di per sé uno spoiler) che Tetra godono invece di largo spazio, brillando ancor di più nelle scene che le vedono contrapposte.

E ADESSO?

Il più grande difetto di The Witcher: Nightmare of the Wolf è l’aver pensato il prodotto come un film stand-alone. La nostra è in realtà una provocazione: il film è davvero ben fatto e lascia lo spettatore con l’acquolina in bocca, in attesa di scoprire tutto un mondo potenzialmente legato ad esso. Purtroppo la serie live-action, una produzione completamente differente sotto molteplici punti di vista, difficilmente colmerà il “vuoto” lasciato da Nightmare of the Wolf, che chiede a gran voce uno o più sequel o spin-off di caratura simile e che, forse con lungimiranza, decide di lasciare aperte varie porte pur dando alla storia un finale completamente soddisfacente (fan-service compreso).

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