Studio,dopo vaccini Covid Paesi poveri esclusi anche da cure

(ANSA) – ROMA, 21 NOV – Un nuovo studio realizzato
dall’Alleanza popolare internazionale per i Vaccini, di cui
fanno parte fra gli altri Oxfam ed Emergency, rivela come i
Paesi ricchi si siano già assicurati il triplo delle dosi
dell’antivirale anti Covid Paxlovid prodotto da Pfizer e
raccomandato dall’OMS rispetto ai Paesi a basso e medio reddito,
pur rappresentando appena il 16% della popolazione mondiale. A
denunciarlo sono le due organizzazioni no profit, precisando che
per l’anno in corso l’Italia ha opzionato 600 mila trattamenti
di Paxlovid, anche se finora ne ha utilizzati poco più di
82.000. Solo un quarto degli ordini è destinato ai Paesi a medio
e basso reddito, spiegano le organizzazioni, mentre la
percentuale della popolazione vaccinata è ancora sotto il 20%
nei Paesi poveri e in quelli ricchi si supera il 74%.
    In vista della riunione dell’Organizzazione Mondiale del
Commercio per l’estensione dell’accordo sulla sospensione dei
brevetti, in programma per domani a Ginevra, Oxfam ed Emergency
lanciano un appello urgente agli Stati membri, “affinché
concordino immediatamente un’estensione della deroga sulle norme
di proprietà intellettuale che includa i trattamenti e i test,
tale da consentire ai Paesi in via di sviluppo di produrre per i
propri cittadini e di esportare, garantendo cure essenziali a
prezzi contenuti”.
    “Nella prima fase della pandemia, anteporre gli interessi
economici del settore farmaceutico senza limitare i diritti
legati alla tutela della proprietà intellettuale ha causato una
enorme disuguaglianza nell’accesso ai vaccini tra Paesi ricchi e
poveri, che è costata milioni di vite. Adesso si sta
riproponendo lo stesso schema per i trattamenti antivirali. –
hanno detto Sara Albiani, policy advisor su salute globale di
Oxfam Italia e Rossella Miccio, presidente di Emergency -.
    Ancora una volta Pfizer detiene un monopolio che impedisce ai
Paesi più poveri di accedere alle cure, essenziali per salvare
vite umane e ridurre l’impatto della pandemia su sistemi
sanitari già fragili”. (ANSA).
   

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