Studio indaga reazioni cervello con arto virtuale

(ANSA) – ROMA, 04 FEB – Uno tra i sintomi più comuni quando
si viene colpiti da una patologia del sistema nervoso, come ad
esempio l’ictus, è la perdita della capacità di controllare gli
arti. Il recupero di questa funzione è uno tra gli obiettivi
ricorrenti dei percorsi di neuroriabilitazione. Ma cosa accade
al cervello in persone a contatto con un braccio virtuale
posizionato in modo realistico al punto da creare il cosiddetto
embodiment, ossia l’illusione di possedere e controllare
quell’arto? A seconda di quanto è forte l’illusione, il cervello
abbandona il braccio reale, con un decremento di attività della
corteccia motoria. Lo evidenzia uno studio della Fondazione
Santa Lucia Irccs, pubblicato sul Journal of Neuroscience.
    Attraverso l’uso combinato di Realtà Virtuale immersiva e
Stimolazione Magnetica Transcranica, i ricercatori hanno
indagato le reazioni del cervello quando viene ‘incorporato’ un
braccio virtuale, con l’obiettivo di perfezionare lo sviluppo di
protocolli di neuroriabilitazione e ausili o protesi esterne.
    Tramite queste tecniche è stato possibile indagare l’attività
della corteccia motoria, situata nel lobo frontale e deputata al
movimento del braccio che il soggetto osservava virtualmente.
    “L’esperimento ha mostrato come pochi secondi prima che il
soggetto iniziasse a percepire il braccio virtuale come
appartenente al proprio corpo – spiega il ricercatore Elias
Casula – l’attività della corteccia motoria diminuiva
sensibilmente, come se il corpo stesse ‘abbandonando’ il braccio
reale per ‘incorporare’ il braccio virtuale. Nello stesso tempo
è stato trovato che le aree posteriori, dette parietali e
responsabili della rappresentazione mentale dello schema
corporeo, erano maggiormente attive e comunicanti con le aree
deputate al movimento” .”Questo fenomeno – conclude Casula – ci
consente di capire quali caratteristiche deve avere un arto
esterno per essere più facilmente ‘incorporabile’:
un’informazione essenziale nello sviluppo di protesi e nella
neuroriabilitazione”. (ANSA).
   

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