Sherlock Holmes e la truffa alla Banca del Portogallo

Una frode dimenticata. Un detective leggendario. Un ultimo enigma.

Uno dei crimini finanziari più audaci della storia torna alla luce in un’indagine letteraria appassionante. Sherlock Holmes e lo scandalo della banca del Portogallo, firmato da Richard H. Cross, catapulta il celebre investigatore nei meandri della Lisbona del 1925, dove firme false, milioni di banconote autentiche e un genio del crimine si intrecciano in un intrigo internazionale.

Al fianco del celebre detective di Baker Street si schierano vecchi e nuovi alleati: il fedele dottor Watson, più determinato che mai; Arsène Lupin, ladro gentiluomo dall’istinto infallibile; Augustus S. F. X. Van Dusen, la “Macchina Pensante” che decifra l’economia come un teorema; e i misteriosi Tre Giusti, giudici nell’ombra che combattono gli abusi del potere.

Dal Museo del Louvre ai tunnel sotto Chinatown, dai balli in maschera nello Yorkshire ai caveau segreti di Londra, i protagonisti affrontano una cospirazione finanziaria che anticipa il grande crollo del ’29. Fra trame bancarie, società segrete, algoritmi ante litteram e messaggi cifrati, si dipana un’indagine ad alta tensione che intreccia giallo classico, thriller storico e avventura intellettuale.

Sherlock Holmes e la truffa alla Banca del Portogallo

Richard H. Cross autore di Sherlock Holmes and the Scandal of the Portuguese Bank parla del suo romanzo:

«Con questo romanzo ho voluto rendere omaggio a Sir Arthur Conan Doyle e al suo immortale personaggio, Sherlock Holmes, che mi accompagna fin da quando ero ragazzo. Nei racconti originali e nelle loro innumerevoli interpretazioni, Holmes rappresenta l’idea di un’intelligenza pura, applicata a un mondo sempre più ambiguo. Ma ciò che mi ha affascinato, e che mi ha spinto a scrivere Sherlock Holmes e la truffa alla Banca del Portogallo, è stato il desiderio di calare quel metodo lucido e implacabile all’interno di una realtà storica molto più opaca: quella del grande inganno finanziario che scosse il Portogallo nel 1925.

Il protagonista reale, Alves dos Reis, è una figura che sembra uscita dalla penna di un romanziere: falsario, truffatore, ma anche visionario. Il suo piano – far stampare milioni di banconote autentiche con firme false – era così geniale e assurdo che sembrava impossibile… e proprio per questo ho voluto coinvolgere Holmes e Watson, quasi a chiedere il loro aiuto per capirlo.
Il libro, tuttavia, non è solo una detective story storica. È anche l’inizio di un ciclo più ampio, The Congregation Cycle, che mette in scena un confronto tra verità e manipolazione, tra logica e potere. E come accadeva nella Guerra Fredda raccontata da autori come le Carré, anche qui esiste una doppia rappresentazione del reale: quella ufficiale e quella sotterranea, fatta di società segrete, inganni globali e verità scomode.
Infine, non posso non citare il mio personale omaggio allo stile classico: ho scelto di far narrare la storia al dottor Watson, mantenendo la voce, il ritmo e l’atmosfera tipici dei racconti canonici. Per chi conosce bene l’universo holmesiano, sarà un viaggio nel tempo; per chi non lo conosce, spero possa essere l’inizio di una grande scoperta.»