Samsung, erede gruppo Lee graziato dopo condanna corruzione

(ANSA) – SEUL, 12 AGO – L’erede e leader di fatto del gruppo
Samsung ha ricevuto oggi la grazia presidenziale, ultimo esempio
di una tradizione sudcoreana di clemenza nei confronti dei
grandi patron condannati per corruzione e altri reati
finanziari. Il miliardario Lee Jae-yong, condannato per
corruzione e appropriazione indebita lo scorso gennaio, sarà “reintegrato” per “aiutare a superare la crisi economica della
Corea del Sud”, ha affermato il ministro della Giustizia Han
Dong-hoon.
    Lee, 54 anni, la 278ma persona più ricca del mondo secondo
Forbes, era stato rilasciato con la condizionale nell’agosto
2021 dopo aver scontato 18 mesi di prigione, poco più della metà
della sua condanna originale. La grazia di oggi gli consentirà
di tornare a lavorare a pieno titolo, revocando il divieto di
lavoro che gli era stato imposto dal tribunale per un periodo di
cinque anni dopo la sua pena detentiva. “A causa della crisi
economica globale il dinamismo e la vitalità dell’economia
nazionale sono peggiorati e si teme che la crisi economica si
prolunghi”, ha affermato il ministero della Giustizia in una
nota. Il dicastero spera che l’uomo d’affari possa “guidare il
motore di crescita del Paese investendo attivamente in
tecnologia e creando posti di lavoro”. A Lee Jae-yong è stata
concessa la grazia insieme ad altri tre uomini d’affari, tra cui
il presidente del gruppo Lotte, Shin Dong-bin, che ha ricevuto
una condanna a due anni e mezzo di reclusione con sospensione
della pena in un caso di corruzione nel 2018. Lee è il
vicepresidente di Samsung Electronics, il più grande produttore
mondiale di smartphone. Le entrate complessive del conglomerato
equivalgono a un quinto del prodotto interno lordo della Corea
del Sud. È stato incarcerato per reati legati a un enorme
scandalo di corruzione che ha fatto cadere l’ex presidente Park
Geun-hye. Non è raro che i principali magnati sudcoreani vengano
accusati di corruzione, appropriazione indebita, evasione
fiscale o altre attività economiche illegali. (ANSA).
   

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