martedì, 6 Maggio 2025
Rivoluzione arbitri, nasce in Cgil il primo sindacato

Una piccola rivoluzione dai (possibili) grandi effetti. Da oggi anche gli arbitri – di calcio e non solo – hanno il loro sindacato. E potrebbero anche scioperare, visto che la legge 36 del 2021 li inquadra nella nuova figura del ‘lavoratore sportivo’. La novità non è infatti un’associazione di categoria, ma una vera e propria rappresentanza sindacale.
Ad annunciarla è la Cgil, che all’interno della Slc (sezione lavoratori della comunicazione) ha aperto un gruppo dedicato a tutti i direttori di gara di ogni disciplina. Prossimamente, prevista una presentazione con il segretario generale, Maurizio Landini, a cui potrebbero partecipare anche le altre sigle confederali.
E’ inaccettabile, spiega la segretaria nazionale Cgil, Sabina Di Marco, “che l’arbitro, figura centrale dello sport, spesso esposto a rischi fisici e verbali, operi senza tutele e riconoscimento adeguati”. Della sezione arbitri, alla quale partecipano gia’ alcuni iscritti, fa parte, come da foto di lancio, anche Duccio Baglioni, gia’ vicepresidente Aia e tesserato dell’assoarbitri. L’iniziativa e’ pero’ indipendente dalla associazione che fa parte della Figc, ‘datore di lavoro’ dei direttori di gara. Solo quelli del calcio sono 30 mila, con una crisi di vocazione solo in parte superata e che si lega a difficolta’ economiche e violenze sui campi minori. Poi c’e’ tutto l’universo degli altri sport, dilettantistici e non. Per i quali il decreto 36, all’articolo 25.1, ha rivoluzionato il concetto di lavoratori. Introducendo anche il concetto di tutele previdenziali e assicurative. Perchè gli arbiti non sono solo Rocchi o Fabbri.
Lo scopo del nuovo sindacato, dunque, e’ – spiegano Di Marco e il segretario generale Slc, Riccardo Saccone – quello di “assicurare un lavoro sicuro, dignitoso e regolamentato a tutti gli arbitri, a partire dai più giovani”. Ad oggi, sottolinea Cgil, nonostante la nuova legge gli arbitri restano di fatto esclusi dai diritti garantiti ad altre categorie. In assenza di un contratto collettivo e della disciplina del ruolo, dei compensi e della sicurezza, si moltiplicano situazioni di precarietà e forte disagio, dalla mancanza di versamenti previdenziali e assicurativi, all’assenza di protezione legale in caso di aggressioni o incidenti. L’Aia, che da parte sua conduce una battaglia contro la violenza sui suoi tesserati, ne ha contati 59 casi nel solo febbraio scorso.
“Tra le rivendicazioni più urgenti ci sono – spiega ancora la Cgil – minimi salariali dignitosi, copertura Inail e previdenziale, riconoscimento dell’attività come lavoro a tutti gli effetti, tutela contro le violenze fisiche e verbali, formazione continua e valorizzazione dei percorsi formativi”.
Per il sindacato arbitri, si tratta di obiettivi da raggiungere facendo leva “sull’articolo 33 della Costituzione che promuove il valore educativo e sociale dell’attività sportiva”. “È tempo che chi fa rispettare le regole le veda finalmente riconosciute”, concludono Di Marco e Saccone, sottolineando infine come la nascita della sezione arbitri in Slc contribuisca ad affermare “lo spirito della campagna referendaria della Cgil, in quanto rafforza la rappresentanza collettiva dei diritti e il ruolo fondante di lavoratrici e lavoratori nella società”.
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