Quattro opere scioccanti di Fishman, Leede, Kristoff e McDaniel

Buona domenica cari lettori! Oggi parleremo di come la letteratura ha il potere unico di esplorare le profondità della psiche umana e di rivelare verità inquietanti. In questo articolo, esamineremo quattro romanzi che sfidano le convenzioni e si addentrano nei territori più oscuri dell’animo umano: “Servirsi” di Lilian Fishman, “Meave” di C.J. Leede, “Trilogia della città di K.” di Agota Kristoff e “Sul lato selvaggio” di Tiffany McDaniel.

Questi libri, attraverso storie disturbanti e provocatorie, ci costringono a confrontarci con le nostre paure più profonde e a riflettere sulle complessità della condizione umana.

Per qualsiasi dubbio e/o approfondimento in merito ai libri (o ai video che allego agli articoli dove posto le trame dei libri proposti) potete contattarmi a questo indirizzo mail: web@panorama.it

Qui sotto vi lascio le trame dei libri di cui parlo anche nel video.

Grazie e buona visione per un’imperdibile lettura!

Servirsi

Trama

Servirsi affonda i denti nelle innumerevoli contraddizioni che infarciscono le nostre idee di sesso e sessualità. Piccante e al tempo stesso intellettualmente stimolante, riuscito mix di sacro e profano, l’appassionante esordio di Lillian Fishman è audace e sfrontato, nonché una lettura imprescindibile ed estremamente piacevole.

Eve ha una ragazza che la adora, un’indole impulsiva e il segreto timore di sprecare la sua breve gioventù stando con una sola persona. Perciò, una sera, condivide alcuni suoi nudi online. Ed è così che conosce Olivia e, tramite Olivia, il carismatico Nathan. Nonostante i campanelli d’allarme del suo istinto, ben presto Eve si ritrova in una relazione a tre, che la turba tanto quanto l’affascina. Man mano che la tresca si sviluppa in una gelida e scintillante New York, Eve è costretta a fare i conti con le domande che più la ossessionano: che cosa portiamo nel sesso? Che cosa rivela di noi stessi e degli altri? E come possiamo conciliare ciò che vogliamo con ciò che pensiamo dovremmo volere?

MEAVE

Trama

Come in un American Psycho contemporaneo, Maeve è una riappropriazione della violenza femminile, un agguato al nostro pudore, e ci trascina in un viaggio dove musica e letteratura sono le compagne maliziose di una delle protagoniste più estreme degli ultimi anni, attraversando una storia d’amore e di potere che è un patto di sangue con le proprie pulsioni più spaventose: perché ora che la soglia è stata oltrepassata, il desiderio conta più di ogni altra cosa.

A Los Angeles i bambini costringono i genitori a fare ore di fila per sedersi qualche minuto sulle ginocchia di Maeve, la regina di ghiaccio, il personaggio più amato del parco divertimenti. Non sanno che Maeve uccide, e che di notte corre sulla Sunset Strip a bordo di una Mustang rosa del ’67, immersa nel paesaggio narcotico delle luci al neon. Poche cose, oltre al lavoro, contano davvero per lei: la sua migliore amica Kate e il corpo malato di sua nonna Tallulah, ex diva del cinema, venerato come un idolo pagano. Maeve non è una vittima dell’ambiente che la circonda; la sua voce è una vertigine infuocata, e il suo red carpet è una scia di distruzione stesa lungo i cocktail bar di Hollywood. Quando Gideon, il fratello di Kate, entra nella sua vita a sconvolgere un equilibrio precario, Maeve sente riaprirsi vecchie ferite, e nuovo sangue comincia a scorrere.

Trilogia della Città di K.

Trama

Quando “Il grande quaderno” apparve in Francia a metà degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione. In un Paese occupato dalle armate straniere, due gemelli, Lucas e Klaus, scelgono due destini diversi: Lucas resta in patria, Klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un Paese di macerie morali. Storia di formazione, la “Trilogia della città di K” ritrae un’epoca che sembra produrre soltanto la deformazione del mondo e degli uomini, e ci costringe a interrogarci su responsabilità storiche ancora oscure.

Sul lato selvaggio

Trama

Arch imparerà a cucire e a imbastire straordinarie bugie: non a vivere. Nata e cresciuta nell’Ohio più rurale, erede di streghe lontane e figlia di tossicodipendenti irredenti, ha usato il potere delle storie per costruire un mondo migliore per sé e la sorella gemella Daffy. Identiche nell’aspetto, hanno sempre fatto tutto di pari passo: disegnare torte sui pavimenti, rasarsi i capelli, farsi scudo contro la violenza degli uomini. Insieme hanno preso anche a farsi di eroina, per cercare di sconfiggere all’unisono il mostro della dipendenza. (Diario di una dipendenza)

“C’era della bellezza, nel lato selvaggio. E c’era della bellezza nelle donne che lo abitavano. Mia madre, mia zia, nonna Keith. Donne dalla pelle sempre calda, che sembrava sudassero anche nel bel mezzo di una tempesta di neve. Donne che si mettevano il mascara ascoltando la radio e parlando con orgoglio della nostra antenata di tanti secoli prima che era stata condannata per stregoneria, impiccata non una ma due volte, e poi bruciata, quando il cappio si era spezzato. «È da lei che abbiamo preso questa pelle sempre calda. Non puoi dare fuoco a una donna e pretendere che le sue eredi non provino il calore delle fiamme. Ed è sempre da lei che abbiamo preso la capacità di predire il futuro», diceva nonna Keith, sottolineando come anche io e mia sorella fossimo almeno un po’ streghe.”

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