Non ne parliamo più, ‘un’appassionata ribellione all’omertà’

(ANSA) – TORINO, 29 NOV – “Questo film si concentra su una
parte della storia della Francia che è ancora largamente
ignorata. Una vergogna che il Paese ha preferito dimenticare.
    Una vergogna che il governo francese ha impiegato decenni per
affrontare”. Così Vittorio Moroni e Cecile Khindria parlano di “N’en parlons plus” (Non ne parliamo più. L’inferno a cui siamo
sopravvissuti), che hanno presentato in prima mondiale al Torino
Film Festival il 28 novembre. Il film è in concorso nella
sezione documentari, dura 76 minuti, in francese con
sottotitoli in italiano.
    Quando Sarah, 30 anni, diventa madre, decide di rompere
l’omertà imposta dal padre sul passato della sua famiglia.
    Durante la guerra d’Algeria, suo nonno ha combattuto a fianco
dei francesi contro l’indipendenza del suo popolo. Quando la
Francia perde, l’intera famiglia fugge a Marsiglia, ma invece di
essere accolta, viene rinchiusa in un campo. È qui che inizia il
viaggio di
Sarah. “Questo film, che prende forma attraverso questo viaggio,
è un documento unico che rivela un luogo in cui si è svolto un
evento storico poco conosciuto in Francia e totalmente
sconosciuto all’estero. Ma è soprattutto un’appassionata
ribellione all’omertà”, spiega Moroni. Un mosaico che appartiene
tanto alla dimensione intima della memoria familiare quanto a
quella pubblica della Grande Storia. Questo film, che prende
forma attraverso il viaggio di Sarah, è un documento che rivela
un luogo in cui si è svolto un evento storico poco conosciuto in
Francia e totalmente sconosciuto all’estero. Ma è soprattutto
un’appassionata ribellione all’omertà, o forse un atto di fede
ostinata nella capacità catartica di guarire il dolore
confrontandosi con la memoria. (ANSA).
   

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