Monica Guerritore, racconto Anna Magnani, la lupa che mi abita

(ANSA) – ROMA, 23 GEN – La chiama ‘la lupa’ al posto di Anna, “mi viene spontaneo, mi viene dal profondo”, racconta Monica
Guerritore entrando al teatro Quirino a Roma, per la
conferenza-performance sulla Magnani. Guerritore, che sta
chiudendo gli accordi per realizzare un film – “a marzo
chiederemo al ministero gli aiuti come opera prima, la mia,
attempata ma sempre opera prima” – ha avuto l’idea di
convogliare tutta questa passione sulla grande attrice premio
Oscar nel ’56 per La Rosa Tatuata, nelle modalità che le sono
proprie, quelle del palcoscenico.
    “La mia frequentazione del tutto immaginaria con Anna Magnani
– dice in un’intervista all’ANSA – è davvero antica, l’ho sempre
sentita vicina, affine nel modo di essere, di difendersi
dall’appiattimento, dai luoghi comuni, dalla dittatura del
conformismo estetico. E’ sempre stata totalmente al riparo dalle
convenzioni. Ed è come se mi abitasse dentro”. L’incontro “è dall’epoca della Lupa – il film del ’96 da Verga
diretto da Gabriele Lavia e con Raoul Bova, ndr – non l’ho più
lasciata e dentro di me ha cominciato ad essere sempre più
presente come figura di riferimento, come musa: Anna Magnani è
il talento che per lei, come per me, è il segno della libertà”.
    Documentari sono stati realizzati sull’attrice, ma l’opera di
Guerritore è la prima pellicola in assoluto sulla vita di Anna
Magnani così come per la prima volta in Italia un film vede la
sua nascita in pubblico, in una sala teatrale, con una lettura
di alcune parti della sceneggiatura. “Racconto Magnani, la sua
grandezza che è stata anche la fonte della sua solitudine,
racconto di quell’Oscar del 21 marzo 1956 che doveva cambiarle
la vita, dando sicurezza e invece non la cambiò affatto. Si
ritrovò almeno in Italia su un crinale della storia del cinema a
lei non favorevole, arrivavano le attrici bellissime e formose,
lei – prosegue Guerritore – rimase invece sempre fedele a se
stessa con la sfacciataggine di chi ha il talento più grande di
tutti, ma non bastò affatto, la sua vita è stata piena di ferite
e di dolori anche se oggi ce ne dimentichiamo”. (ANSA).
   

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