Mondiali: orgoglio Marocco, festa è in tutto il mondo

Un continente intero che spera di raggiungere per la prima volta il traguardo della semifinale. Il mondo arabo che ha trovato un nuovo forte legame. Milioni di storie di famiglie che si sono spostate in mezza Europa e poi legate a milioni di altre storie diverse. Il successo del Marocco ha tante facce e tanti pezzi e, quasi come naturale conseguenza, tantissimi tifosi sparsi in giro per il mondo.

    La squadra di Regragui contro la Spagna ha saputo resistere per 120 minuti (più recuperi) allo sfinente possesso palla spagnolo, per poi punire le furie rosse ai rigori, mostrando una grande solidità. Con il Portogallo di (o del post) Cristiano Ronaldo probabilmente servirà di più, per riuscire nell’impresa in cui il Camerun nel 1990, il Senegal nel 2002 e il Ghana nel 2010 hanno fallito a un passo dal traguardo, ovvero portare l’Africa alle semifinali dei Mondiali.

    Hakimi e compagni, così, non avranno dietro di loro solo una nazione, ma tutto il continente africano e un pezzo di quello europeo: la vittoria contro la Spagna è stata festeggiata nei villaggi dell’Africa subsahariana che tifano l’ultima squadra del continente rimasta in gioco, come nelle principali città europee dove le comunità marocchine sono insediate da anni. Come a Torino, a Reggio Emilia, ad Alessandria (per citare le più consistenti), come a Milano, Roma, Bologna, come a Verona dove ci sono state anche delle aggressioni: in Italia i marocchini sono quasi mezzo milione e a questi si aggiungono coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana (e i loro figli) che mantengono però un legame non solo affettivo con il paese d’origine.

    I giocatori del Marocco, come del resto moltissimi dei loro coetanei, sono lo specchio di questo multiculturalismo. Il portiere Bonou è nato in Canada, ma è cresciuto in Marocco dopo che i genitori sono tornati in patria. Hakimi, l’autore del cucchiaio che ha chiuso la partita, è nato e cresciuto a Madrid e nelle giovanili del Real. Il capitano Saiss e Boufal sono nati in Francia, il gioiellino del Chelsea Ziyech in Olanda. Il marchigiano Cheddira, che ha debuttato contro la Spagna, è nato a Loreto e cresciuto nelle squadre della zona, quest’anno è approdato al Bari, in serie B e la sua parabola calcistica non si è mai spostata dalle categorie inferiori italiane. Molti di loro avrebbero potuto scegliere un’altra nazionale, ma hanno deciso di difendere i colori della terra dei loro padri.

    A favore del Marocco potrebbe poi giocare il fattore campo: il Qatar è un paese arabo e il mondo arabo ha trovato nella nazionale marocchina un nuovo fattore unificante. Che ha un simbolo nella bandiera della Palestina, comparsa spesso sugli spalti, ed esibita dai giocatori marocchini nei festeggiamenti, non solo come simbolo pan-arabo, ma anche per sfruttare il palcoscenico mondiale per parlare di una questione internazionale. Dopo la vittoria con la Spagna, festeggiamenti, con bandiere marocchine nelle strade, ci sono stati a Ramallah, la capitale amministrativa della Palestina, e a Nablus, nel nord del Paese, dove nelle ultime settimane più forte è stata la tensione con Israele. Ma è stata festeggiata anche nelle zone di Israele dove è presente una forte immigrazione di ebrei dal Marocco. (ANSA).
   

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