L’esplosione del Pd affonda il mondo delle favole di Conte

La politica è composta da parole ed azioni, slogan e fatti. Le dimissioni di Nicola Zingaretti con la certificazione dell’esplosione del Pd sono un fatto che mette la parola fine a quella narrazione fantasiosa di cui per un anno siamo stati vittime.

La favola che alcuni provano ancora a ripetere in queste ore ci portava in un mondo fantastico, dove l’ex premier Conte aveva affrontato nel migliore dei modi la pandemia, dove il Commissario Arcuri ci aveva dato in tempi rapidi i mezzi con cui prima proteggerci e poi salvarci dalla pandemia, avevano detto che eravamo i primi in Europa nella campagna vaccinale e che la maggioranza era forte e unita come non mai.

Poi è arrivata la crisi di Governo, certo, voluta da Renzi, ma che ha avuto la forza di scoperchiare il Vaso di Pandora dei problemi e delle bugie. Da quel momento i «fatti», non le parole, sono stati i seguenti:

Il M5S si è dilaniato; la fronda dei dissidenti è enorme, la base in subbuglio, la Piattaforma Rousseau lontana più che mai, come i valori fondamentali. Grillo, per cercare di salvare il salvabile consegna il Partito (non chiamiamolo più Movimento, per cortesia) a Giuseppe Conte, uno che voleva farsi un partito suo, che aveva detto di essere di sinistra ma che ora riabbraccia i grillini.

Il Pd è sull’orlo dell’ennesima crisi di nervi. Zingaretti si dimette senza attendere una sconfitta elettorale come accaduto a molti suoi predecessori e sfida apertamente le varie anime e correnti del partito. Una guerra totale dall’esito imprevedibile.

Insomma, la maggioranza che ci raccontavano salda e forte è in realtà debole e fragilissima. Come è mancato il potere (quello è ora nelle mani di Draghi) tutto si è sbriciolato.

Ma non è finita.

Perché Draghi ci ha per fortuna liberato da Arcuri, dai suoi errori clamorosi, dalle sue mancanze. E abbiamo toccato con mano come il piano vaccinale fosse debole, lento, sbagliato costruito attorno a quelle Primule che simboleggiano l’atteggiamento del governo giallorosso: tanto fumo, poco arrosto.

L’ultima riflessione è dedicata a chi sostiene che con il Governo Draghi non sia cambiato nulla. Che sia tutto come prima. Sarà, intanto Arcuri, le Primule, ed altre amenità sono scomparse dai radar; intanto una partita da 250 mila dosi del vaccino di AstraZeneca destinate all’Australia sono state bloccate; restino in Europa dove la casa farmaceutica è piuttosto indietro con le consegne senza scuse.

Questi i fatti. Chi ha voglia di aprire gli occhi bene, chi vuol continuare a vivere nel mondo delle favole faccia pure, bastia che stia lontano dai posti di comando.

Leggi su panorama.it