Le promesse non mantenute dal Ministro Bianchi sulla dad, che ancora tocca ai nostri ragazzi

“Quest’anno tutte le scuole saranno in presenza” aveva detto il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi la scorsa estate, durante la conferenza stampa in cui con il ministro della Salute annunciò che in una classe di tutti vaccinati non sarebbe stata più necessaria la mascherina.

Di quella regola annunciata non si è più letto in nessun decreto, mentre gli alunni stanno tornando tutti in dad.

Dopo due anni con le scuole chiuse nulla di ciò che era stato promesso è stato fatto: non ci sono filtri hepa, nuove aule, personale sufficiente. E mentre è stato tolto persino il distanziamento in classe, vanificando anche i banchi a rotelle, l’unica misura di sicurezza è la mascherina rigorosamente chirurgica e le finestre aperte.

Evidentemente non sufficienti, dato che ad ogni bambino positivo tornano tutti a casa per settimane.

A nulla è servito l’ultimo protocollo indirizzato agli uffici scolastici firmato da Ministero dell’Istruzione, della Salute, Istuituto Superiore di Sanità e Regioni.

Con il decreto si era previsto che i Governatori, alcuni dei quali l’anno scorso avevano tenuto di imperio tutti gli studenti a casa indipendentemente dai cluster, non potessero più procedere alle chiusure indiscriminate.

Ma a continuare a farlo erano asl, presidi e sindaci.

Cosi al governo hanno pensato di emanare una circolare univoca che indicasse un protocollo identico da seguire in tutta Italia: per un positivo non si va in dad, ma si fa un tampone “o” immediatamente a tutta la classe e i negativi continuano ad andare a scuola.

Peccato che questo protocollo è un flop, è non lo rispetta nessuno.

In tutta Italia da giorni si legge di intere scuole chiuse per un solo positivo. E non solo alle elementari, ma anche alle superiori dove gli studenti sono vaccinati.

A Roma sulla cassia per 19 positivi 1000 studenti tutti a casa, a Prato una media chiusa, a Torino una superiore, a Vibonati per un positivo il Sindaco ha chiuso tutte le scuole, a Jesi un positivo e tutti a casa perché non arriva l’esisto dei tamponi, in Puglia dicono che la regione non ha ancora recepito il nuovo protocollo.

A Cuneo le mamme dei bambini in dad per un positivo protestano e scrivono al preside “Il disagio di ritrovarci i bambini di 8 anni a casa (per 14 giorni) è un qualcosa che implica automaticamente una gestione straordinaria che per molti genitori è impossibile, se non spostando i propri figli dai nonni che per logica sarebbe una delle cose da evitare proprio per la fragilità degli anziani”.

Gli risponde un dirigente asl “Quella ministeriale è una circolare di indirizzo, da applicare sulla base del quadro generale. L’esperienza ci insegna che un caso in una classe di bambini significa almeno altri tre. Purtroppo non possiamo fare due tamponi a tutti, i casi sono troppi”.

Al contrario a Guglionesi sei classi in dad, ma ma i genitori fanno “ammutinamento” e decidono di non mandare a scuola gli studenti di tutto il plesso.

Quindi un altro anno senza scuola, ma questa volta la motivazione è che le asl non riescono a fare tamponi. Mentre in farmacia ci vogliono 15 minuti, dopo due anni di pandemia il sistema sanitario non riesce ancora a effettuare test antigienici rapidamente su larga scala.

Oggi lo rivendica anche la bistrattata ex ministro Azzolina: “per tutta l’estate ho detto che i vaccini non sarebbero bastati, e purtroppo i ragazzi sono ancora quelli che pagano di più”.

Nonostante i danni ormai appurati dalla dad, si continua ad invocare questa finta soluzione (perchè neppure per incrementare la didattica a distanza è stato fatto nulla) per non dire chiaramente che si toglie la scuola ai ragazzi.

Lo ha scritto anche l’inail nel ‘Dossier scuola 2021’ che espone i rischi e i danni sui ragazzi in dad.

Il ministero aveva anche previsto una campagna di screening a campione con 150 mila tamponi ogni 15 giorni in tutta italia per verificare il contagio scolastico. Da tre mesi non è stato pubblicato alcun risultato. E mentre i bambini possono fare sport, andare in piscina, giocare, tra coetanei e adulti senza mascherina e distanze, le istituzioni continuano a dire che il contagio è nelle scuole e a tenerli a casa privandoli dell’istruzione, della formazione, e dell’unico vero ascensore sociale del paese. Alla fine è colpa dei bambini che non sanno tenere la mascherina in classe per sei ore.

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