Landau, in sequel Avatar metafora mondo che viviamo

(ANSA) – ROMA, 19 SET – Continuare la narrazione del film
di maggior successo di sempre, il kolossal fantascientifico Avatar (2009), blockbuster epocale (che tornerà in sala dal 22
settembre), sviluppando contemporaneamente tre sequel (l’ultimo,
il quarto dovrebbe essere in due parti) sempre all’avanguardia
nelle tecniche di realizzazione e tecnologie, dal 3d alla
performance capture, spesso reinventati dallo stesso regista,
James Cameron, puntando su tematiche universali e sempre
attuali. E’ l’impresa titanica nella quale si sono imbarcati da
oltre 10 anni il cineasta insieme al suo fidato produttore Jon
Landau, che dopo vari rinvii stanno per riportare il pubblico,
per nuove avventure, sul pianeta Pandora degli alieni blu Na’vi.
    Il 14 dicembre debutterà, con Disney, il primo sequel, Avatar:
La Via dell’Acqua, ambientato più di dieci anni dopo gli eventi
del primo film.
    Al centro del racconto la storia della famiglia Sully (Jake,
Neytiri e i loro figli) del pericolo che li segue, di dove sono disposti ad arrivare per proteggersi a vicenda, delle battaglie che combattono. Nel cast (tra molti protagonisti del
primo capitolo e varie new entry), troviamo Zoe Saldana, Sam
Worthington, Sigourney Weaver, Stephen Lang, CCH Pounder, Edie
Falco e Kate Winslet. “In realtà ci abbiamo messo meno noi a
realizzare il primo sequel di Avatar di quanto ci abbiano messo
a fare il sequel di Top Gun” scherza Landau, nella conferenza
stampa in collegamento streaming, dopo la presentazione delle
prime spettacolari immagini (delle quali non si può rivelare
ancora nulla) di ‘La via dell’acqua”. Si mette in luce
innanzitutto “il tema più universale, la famiglia, intesa non
solo come biologica, ma anche come quella che ci si sceglie, il
legame in una comunità” sottolinea il produttore. Un altro
argomento che resta centrale è la difesa dell’ambiente: “Il
primo Avatar inizia e finisce con Sully che apre gli occhi –
ricorda Landau – ed è quello che tutti noi dovremmo fare; capire
che le nostre azioni hanno un impatto su chi è intorno a noi”.
    Per parlare di questi argomenti però “non possiamo fare una
predica, si deve essere provocatori e usare la fantascienza come
metafora del mondo che viviamo”. (ANSA).
   

Leggi su ansa.it