‘La Lixeira’ sola andata, una vita allo stremo in Mozambico

(ANSA) – ROMA, 05 GIU – Uno spaccato del Mozambico,
poverissimo Paese africano in questi giorni al centro delle
cronache per la ripresa delle ricerche di petrolio e gas al
largo delle sue coste, è al centro del pluripremiato
cortometraggio ‘La Lixeira’ (‘La Discarica’), dedicato agli
abitanti della grande discarica di Maputo. Una umanità dolente,
dignitosa e invisibile alla quale l’Associazione Basilicata
Mozambico di Matera affida da anni il proprio impegno, sostenuta
solo da contributi volontari e dal 5xmille.
    L’ultimo a premiare l’opera, e tutto quello che c’è dietro, è
stato l’Italia Green Film Festival di Roma, un progetto rivolto
agli enormi problemi ecologici dei sud del mondo, un
riconoscimento arrivato dopo decine di altri, da New York a
Sofia, dal Brasile alla Finlandia. ‘La Lixeira’, nonostante i
suoi pochi minuti, è un pugno nello stomaco e insieme un atto
d’amore: testi e immagini girati da Roberto Galante, alla guida
di numerose missioni umanitarie con l’Associazione Basilicata
Mozambico e prematuramente scomparso nel 2019, raccolti e
assemblati dal fratello Guido e da Antonio Notarangelo. Il
Bairro, quartiere della discarica, viene descritto come “uno
scenario metafisico, metafora del nostro mondo, così
asetticamente moderno, una sorta di utopia rovesciata del nostro
destino”. Un destino che l’associazione tenta da anni di
alleviare, anche attraverso una scuola/laboratorio di
comunicazione indirizzato ai giovani che cercano la
sopravvivenza nella discarica, orfani, ex bambini di strada. Nel
laboratorio si insegnano linguaggi audiovisivi e tecniche
multimediali: fotografia e post-produzione, riprese e montaggio
video, progettazione grafica, alfabetizzazione digitale. Oltre
che percorso professionale orientato all’inserimento lavorativo,
vuol essere un laboratorio di idee, di creatività e produzione
di beni culturali dove, con percorsi formativi basati sullo
stimolo dell’intelligenza emotiva, si cerca di fornire strumenti
per comprendere e interpretare sé stessi e la realtà
circostante, e di restituirla attraverso l’immagine e la parola.
    (ANSA).
   

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