John Williams è stato un grande amico della nostra vita e non lo ringrazieremo mai abbastanza



John Williams è stato un grande amico della nostra vita e non lo ringrazieremo mai abbastanza



La notizia ha fatto il giro del mondo, ha colpito moltissimo il pubblico e la critica internazionali e di certo segna un momento spartiacque nella storia della settimana arte come pochi altri ultimamente.


John Williams, senza ombra di dubbio il più grande compositore della storia della settima arte, ha detto che quasi sicuramente quella che ha creato per Indiana Jones 5, sarà l’ultima colonna sonora della sua carriera. Si ritira dalle scene un grande amico del cinema, ma soprattutto della narrazione popolare, del pubblico in generale, un maestro capace di portare la “fabbrica dei sogni” verso un percorso completamente nuovo, entrando nei cuori di milioni di persone. 

C’era una volta un ragazzo di New York

Talento precoce, precocissimo quello di John Williams, nato a New York, nel Queens, che già da bambino dimostrò di avere un talento musicale Incredibile, e abbracciò in breve un percorso da polistrumentista. 
Fin dal periodo scolastico creava composizioni per la banda dell’Istituto, era del resto anche figlio d’arte: il padre Johnny era un grande percussionista, fu lui a contagiarlo e del resto per i primi anni, quando era alla Julliard School, fu coinvolto in numerosissime band jazz come pianista e arrangiatore. 
Persino durante il servizio militare nell’Aviazione statunitense, John Williams bene o male continuò a coltivare la sua grande passione per la musica e la composizione, che in breve sostituì il sogno giovanile di essere un pianista d’orchestra.


Tornato a Los Angeles, Williams cominciò immediatamente a lavorare per l’industria televisiva e cinematografica, conoscendo compositori e direttori d’orchestra del calibro di Conrad Salinger, Franz Waxman, Bernard Herrmann e Alfred Newman. Grandissima influenza su di lui però ebbero anche Jerry Goldsmith, Elmer Bernstein, Leonard Bernstein e Henry Mancini. 
Nel 1954 incise la sua prima vera colonna sonora per uno spot pubblicitario, intitolata “You Are Welcome”. Sarebbe stata la prima di tante che lo videro diventare sempre più protagonista per serie televisive e programmi popolari ed infine anche per il grande schermo, dove cominciò come assistente di altri grandi professionisti, da cui cercò sempre di imparare tutto ciò che poteva. 
Durante tutto questo periodo di tempo, si fece in breve una fama di compositore adattabile, affidabile, per nulla arrogante o viziato da narcisismo e protagonismo, ma soprattutto capace di destreggiarsi tra ogni genere musicale e ogni possibile espressività. Curioso e fertile sperimentatore, non rinunciò tra l’altro anche a collaborazioni con grandi artisti del suo tempo esterni al mondo del cinema, come nel caso di Vic Damone, Mahalia Jackson e Doris Day.

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Tra neoromanticismo e sperimentazione

Nel giro di pochissimi anni, Williams strutturò quel percorso che l’ha visto diventare letteralmente il Re delle colonne sonore, un artista capace di essere il vero e proprio simbolo di una riscoperta del cosiddetto neoromanticismo. 
Holst, Wagner, Dvorka, Bartok, Stravinsky, Korngold e Edward Elgar sono stati i compositori che più hanno influenzato il suo stile, connesso profondamente ad un motivo trainante, ma finalizzato sempre a toccare corde emotive incredibilmente varie, sovente anche opposte. 
Il tutto al servizio di una quantità e varietà di film semplicemente incredibile, tra cui primeggia senza ombra di dubbio la sua profondissima e pluridecennale collaborazione con il grande Steven Spielberg.


Ciò che lui fece all’epoca per quello che era un quasi esordiente, può essere definito come uno dei momenti più importanti nella storia del cinema, quello in cui una colonna sonora diventò non più semplicemente un accompagnamento o una sublimazione dell’iter diegetico, ma parte stessa di esso.


Williams aveva ricevuto già un Oscar per Il Violinista sul Tetto di Norman Jewison, e nomination per Goodbye Mr. Chips e La Valle delle Bambole. Con le due note che rese cardine dell’esperienza in sale per chiunque nel 1975 vide Lo Squalo, ancora oggi semina il terrore, si erge a simbolo di una sacralità quasi intoccabile a tanti anni di distanza. 
Poi sarebbero venuti altri grandissimi successi, e leccando i quali ci si sente anche in difetto, perché la carriera la straordinaria maestria di John Williams meriterebbero volumi su volumi per essere onorate.


Senza ombra di dubbio, il tema che realizzò per George Lucas e il suo Guerre Stellari è e rimane il più famoso di tutti i tempi, sostanzialmente una sorta di manifestazione del perché amiamo il cinema, del perché è così importante nelle nostre vite. La saga di Indiana Jones, Mamma Ho Perso l’Aereo, Jurassic Park, E.T. – l’extraterrestre, Munich, Missouri, Nixon, JFK – un Caso ancora Aperto, Amistad, Salvate il Soldato Ryan, Hook, Memorie di una Geisha… impossibile scegliere quale sia stata la più complessa e ardita tra le sue composizioni per il grande schermo.

L’eredità di un genio




Forse, a voler guardare al tasso di difficoltà e all’audacia, dovremmo scegliere Schindler’s List. Lì John Williams raccolse una sfida incredibilmente ardua, quella di saper sottolineare un mare di emozioni connesse alla tragedia dell’Olocausto, con una partitura che ancora oggi è indicata come una delle più raffinate di sempre. 
Il pezzo da lui scritto per il grande violinista Itzhak Perlman, è uno dei più struggenti e meravigliosi di sempre, nonché dei più storicamente rilevanti.


Non indifferente anche il lavoro che fece per la saga di Harry Potter, dove fu autore di una melodia entrata nel cuore di milioni di persone, creativa e classica allo stesso tempo, dove fu anche chiamato alla sfida di non solo non ripetersi, ma soprattutto di saper variare continuamente l’elemento musicale in accordo con l’universo narrativo di riferimento. Più facile a dirsi che a farsi, come minimo. 
Alla fine guardando ai numeri della sua carriera, che lo ha visto anche ricoprire il ruolo di direttore della Boston Pops Orchestra per 13 anni, vincere cinque Premi Oscar, 4 Golden Globe, 3 Emmy, uno rimane impresso più di tutti: 52. Sono le candidature complessive ricevute dall’Academy. 
Solo Walt Disney ne ha avute di più, e fatto ancora più sorprendente, la sua maestria è emersa anche quando posta al servizio di progetti cinematografici non particolarmente felici o riusciti, quasi che il suo genio trascendesse persino l’elemento cinematografico in sé. 
O forse, come disse in pubblico Christopher Reeve di fronte a tutta Hollywood: “Senza la sua musica i superpoteri di Superman verrebbero meno”. Era vero.

John Williams in una carriera lunga 70 anni, è stato capace di donare letteralmente superpoteri ai film e i personaggi Chiama beneficiato del suo genio artistico, del suo incredibile talento di compositore musicista, universale perché accessibile, meraviglioso perché capace di adattarsi ai cambiamenti del pubblico e della settima arte, rimanendo sé stesso eppure evolvendosi.

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