martedì, 6 Maggio 2025
Influenza da record, in Italia mai così tanti casi

(AGGIORNA E SOSTITUISCE IL SERVIZIO DELLE 17.20) La stagione influenzale che ci stiamo
lasciando alle spalle sarà ricordata in molti Paesi come una
delle più intense degli ultimi anni. In Italia, certifica
l’ultimo rapporto dell’Iss che ogni settimana monitora
l’andamento delle infezioni stagionali, è stato toccato il
numero record di 16.129.000, “mai raggiunto nelle precedenti
stagioni influenzali”, superando un altro record, quello dello
scorso anno, con circa un milione e mezzo di casi in più. Un
dato che smentisce le stime di inizio stagione quando si
prevedeva un impatto minore.
Lo scorso anno, dopo un biennio in cui le misure di contrasto
alla pandemia avevano spento la circolazione dei virus
influenzali e di quelli respiratori in generale, un po’ ovunque
si era osservata una stagione molto intensa. Per questo in molti
prevedevano per quest’anno un rallentamento. Non è stato così.
Negli Stati Uniti già in pieno inverno c’era chi parlava
della peggior stagione influenzale da decenni. Le stime
elaborate a fine aprile dai Centers for Disease Control and
Prevention (Cdc) sembrano confermarlo: si contano tra le 47 e
gli 82 milioni di persone colpite; tra 610mila e 1,3 milioni di
ricoveri e tra 26mila e 130mila morti. Tra questi sono già
confermati almeno 216 minori.
Nei giorni scorsi l’European Centre for Disease Prevention
and Control (Ecdc) ha confermato che anche nell’Unione Europea e
nello Spazio Economico Europeo quella 2024/2025 è stata “una
stagione influenzale intensa”.
Secondo Gianni Rezza, professore straordinario di Igiene
all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, a
giustificare i numeri record di quest’anno è soprattutto il mix
di virus che sono circolati.
“Lo scorso anno ci siamo confrontati soprattutto con virus
dell’influenza A del tipo H1, responsabile di circa il 90% dei
casi”, spiega. “Quest’anno non c’è stato un ceppo così
dominante; un terzo dei casi è stato causato da virus
influenzali A/H1, un terzo da virus A/H3 e un terzo da virus
influenzali di tipo B. Ciò significa che un’ampia fetta della
popolazione era suscettibile a questi agenti”, prosegue. A
questi, poi, si aggiungono gli altri virus respiratori che
circolano in inverno il cui impatto complessivo è maggiore dei
virus influenzali. “Due su tutti hanno svolto un ruolo
importante: il rhinovirus e il virus respiratorio sinciziale”,
conclude Rezza.
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