Inchiesta Ilva, ai domiciliari per corruzione Enrico Laghi, il «Salvatore» della finanza

Corruzione in atti giudiziari in concorso con altre persone. È l’accusa formulata dalla Procura di Potenza che ha portato questa mattina all’arresto (ai domiciliari) di Enrico Laghi, l’ex Commissario straordinario dell’Ilva. Una delle figure più influenti e potenti del panorama politico-finanziario-economico del Paese.Ed è proprio attorno alla delicata vicenda del principale polo dell’acciaio italiano che si è sviluppata l’inchiesta che già in passato aveva portato ad altri arresti tutti legati all’ex Procuratore di Taranto, Carlo Maria Capistro. Tra questi, il più noto è quello dell’avvocato Piero Amara, la persona al centro dell’inchiesta sulla famosa e presunta «Loggia Ungheria».

Nell’ordinanza la Procura racconta di un preciso disegno criminoso attuato dall’ex Procuratore Capistro, Amara, Laghi, l’avvocato Giacomo Ragno (grande amico di Capistro), un funzionario di Polizia, Filippo Paradiso, ed un consulente di Ilva, Nicola Nicoletti, disegno su cui i magistrati avrebbero «plurime e convergenti dichiarazioni accusatorie supportate da elementi investigativi di riscontro, hanno fatto emergere un quadro indiziario grave da cui è emerso il sopra descritto ruolo svolto dall’indagato Enrico Laghi nella contestata fattispecie di corruzione in atti giudiziari».

In sintesi Laghi è accusato di aver ricambiato la «favorevole attenzione (si legge nell’ordinanza) alle esigenze di Ilva da parte della Procura con vantaggi processuali» (e quindi da Capistro) con incarichi professionali che sarebbero andati secondo il suo volere all’avvocato Ragno. Uno scambio di favori che per Laghi sarebbe stato doppiamente utile; le decisioni a favore dell’Ilva prese della Procura infatti davano modo a Laghi di acquisire maggior credito presso il Governo ed i Ministri competenti in materia come «abile e capace manager risolutore di questioni giudiziarie, economiche e patrimoniali delle aziende commissariate…».

Frasi che arrivano dopo le deposizioni rilasciate da Piero Amara nel corso di uno dei suoi interrogatori: «All’Ilva non si muoveva un dito se non era Enrico Laghi a decidere. Il dominus di certi rapporti era Enrico Laghi e, come lei stesso scrive, cinicamente decide di nominarmi quando nella cena a casa mia. Laghi aveva rapporti diretti col… mentre io ho sempre avuto rapporti Bacci-Lotti, in relazione alla vicenda Ilva il rapporto era direttamente con il premier e con la famiglia Riva. Questo ‘giocava con tre mazzi di carte»,

Per capire bene la portata di questo arresto bisogna raccontare in poche parole chi sia Enrico Laghi. Stiamo parlando di un manager chiamato dallo Stato ma anche da prestigiose società private a gestire alcuni dei principali e più delicati momenti della loro storia: da liquidatore della compagnia aerea Air Italy ad essere uno dei «tre saggi» di Alitalia (incarico questo per cui era stato al centro di un’altra indagine della Procura di Civitavecchia conclusasi lo scorso novembre con la richiesta di archiviazione per presunto conflitto di interessi). Giovanni Malagò lo chiama come revisore dei Conti del Coni; gestisce fallimenti e concordati di Seat pagine Gialle e Parmalat; a nominarlo Commissario Straordinario di Ilva fu nel 2015 il Governo Renzi. Ma venne scelto anche dai Benetton per il riassetto societario di Autostrade nel passaggio di quota da Atlantia a Cassa Depositi e Prestiti (cioè allo Stato).Ed il cordone che lo lega ai Benetton è ancora molto forte dato che Laghi è nel cda ed è Presidente di Edizione, la holding finanziaria della famiglia veneta.

Oltre ai domiciliari a Laghi sono stati sequestrati anche 270 mila euro.

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