Il si a Macron, il bivio del 2 per mille. Ai grillini non resta che la cannabis

Non dev’essere facile, questo va ammesso. Non dev’essere facile essere grillini oggi. Non è facile trovarsi davanti ad un bivio, un si o un no dentro al quale, da qualsiasi parte la si veda, si perde. Perché oggi è il giorno della votazione, del referendum che potrebbe abbattere l’ennesima colonna portante del Movimento: il via libera all’ingresso della lista dei partiti che possono ottenere il due per mille. Il tutto senza che nel testo della domanda compaia, come ormai dovrebbe essere, la parola «partito».

Una scelta che ha scombussolato la base, alcuni parlamentari e sopratutto i vertici. Beppe Grillo è per il no («Gianroberto si sta rivoltando nella tomba…») contro il capo del partito, Giuseppe Conte. Spaccatura, l’ennesima. E se dovesse vincere il no è proprio l’ex premier a rischiare il suo ruolo, il suo progetto, il suo sogno politico.

In tutto questo il riferimento dell’altra anima del Movimento, Luigi Di Maio, arriva una frase che a pensarci bene fa sorridere.

Abbiamo ancora nella testa quel video; Di Maio e Di Battista in auto, direzione Parigi, ad abbracciare i Gilet Gialli, a scendere in piazza sui Campi Elisi contro l’Eliseo. Con l’idea di portarli, anzi, esportarli anche in Italia. Che bei tempi…

Ieri, passati pochi anni, il Ministro degli esteri tende a farci sapere che alle prossime elezioni presidenziali francesi il suo voto andrebbe proprio a Macron; via il gilet giallo, mettiamoci la cravatta delle grandi occasioni, magari facendo passare nei cieli le Frecce Tricolori (come successo settimana scorsa in maniera anomala, per il Trattato Italia-Francia).

È difficile essere grillini oggi, molto. L’unica battaglia rimasta tale fin dalle origini e portata avanti nei giorni scorsi con forza è quella sulla liberalizzazione delle droghe leggere. Il sospetto è che più che una battaglia politica sia una necessità fisiologica, per la sopravvivenza. Soprattutto in certi giorni, come oggi.

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