Fox, alcolismo e abuso farmaci dopo diagnosi Parkinson

(ANSA) – ROMA, 27 GEN – Un bambino e un adulto
irrefrenabile, “non riuscivo a stare fermo, ne’ a essere
presente in ciò che mi succedeva. Finché non è arrivato ‘questo’
che mi ha costretto a essere presente in ogni momento della mia
vita”. Il ‘questo’ da affrontare è il morbo di Parkinson: una
battaglia quotidiana di cui Michael J. Fox, parla con humour,
positività, verità e senza filtri nel documentario sulla sua
vita firmato dal premio Oscar Davis Guggenheim, Still: a Michael
J. Fox Movie al debutto al Sundance Film Festival e
prossimamente su Apple Tv+.
    Un’ora e mezza nella quale si uniscono il racconto in prima
persona di Fox, intervistato dal regista (che aveva vinto
l’Academy Award nel 2007 per il documentario Una scomoda
verità), ricostruzioni, immagini d’archivio, scene di serie e
film, squarci di vita quotidiana dell’attore con moglie e figli.
    Il capitolo più intenso e difficile è quello sul periodo seguito
alla diagnosi del morbo di Parkinson, arrivata a 29 anni (“Il
mio mondo è esploso”), dopo aver notato tra piccoli segni sempre
trascurati il mignolo della mano che continuava a tremare. Mesi
nei quali Fox, già bevitore, è diventato un alcolista: ” bevevo
per dissociarmi, avevo bottiglie nascoste nel garage – ricorda
-. Ero cupo e arrabbiato. Al cuore di quel comportamento c’era
la paura”. Poi un giorno “mia moglie (l’attrice Tracy Pollan,
conosciuta sul set del primo grande successo di Fox, la serie ‘Casa Keaton”) mi ha trovato sul pavimento, e mi ha chiesto ‘E’
veramente questo quello che vuoi essere?… non bevo più da 30
anni”. Un altro problema dopo la diagnosi, soprattutto mentre
lavorava, è stato per i primi anni l’abuso, con compresse
mandate giù come caramelle, di un farmaco che attenua i sintomi
del Parkinson: “non lo prendevo ne’ come terapia ne’ per avere
un po di comfort… ma per nascondermi”. Poi “ho capito che
dovevo essere solo me stesso – sottolinea -. Se hai pietà per me
non mi riguarda, non sono patetico, mi sta succedendo qualcosa”.
    (ANSA).
   

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