Dynevor, dopo Bridgerton fra squali della finanza

(ANSA) – ROMA, 31 GEN – Un film che ha conquistato subito il
pubblico del Sundance, scatenando una guerra di offerte vinta da
Netflix con 20 milioni di dollari, la vendita alla cifra più
alta del festival quest’anno. E’ Fair Play di Chloe Domont,
sulfureo, elegante e spietato dramma/thriller ambientato nel
mondo degli squali della finanza di New York. Ne sono
protagonisti Phoebe Dynevor, la stella di Bridgerton, che ha
appena annunciato non sarà nella serie per la terza stagione,
per quanto non escluda un ritorno in futuro, e Alden Ehrenreich
già volto del giovane Ian Solo nel film spin-off Solo: A Star
Wars Story.
    La storia, nella quale la crescente violenza emotiva sfocia
anche in quella fisica, compresa una dura scena di sesso, parte
con il rapporto apparentemente idilliaco, tanto che decidono
anche di sposarsi, tra Emily (Dynevor) e Luke (Ehrenreich). Sono
colleghi analisti in una società finanziaria specializzata in
fondi d’investimento, dove ogni errore spesso ti avvia al
licenziamento e le relazioni sentimentali fra compagni di
lavoro, almeno nei bassi quadri, non sono autorizzate: regola
che li porta a dover nascondere il loro legame. Quando, la
brillante e talentuosa Emily viene promossa a Project manager,
un ruolo che, Luke, pensava andasse a lui, la coppia inizia a
implodere. Emily, oltre alle tensioni che gli arrivano dal
fidanzato sempre più rabbioso deve trovare modo di convivere con
un ambiente di lavoro molto maschilista e aggressivo, aneddoti e
insulti sessisti o serate nei locali di spogliarello, compresi. Phoebe Dynevor non è mai stata tanto colpita da una
sceneggiatura, “quanto è successo con questa – ha detto nella
Q&A al Festival -. Mi sono riconosciuta in alcune delle emozioni
che Emily prova e penso che molte compagne, mogli e fidanzate,
in realtà tutte le donne che conosco, potrebbero trovare con lei
dei punti di contatto”. L’attrice sentiva “di dover recitare
questo personaggio e farle giustizia, è brillante e rilevante.
    Le piacerebbe che il pubblico percepisse “quanto le donne
ancora oggi possano sentirsi molto isolate in certi contesti,
quanto le cose debbano cambiare”. (ANSA).
   

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