Dopo 10 anni niente risarcimento per vittima trasfusione infetta

(ANSA) – NAPOLI, 06 DIC – Una trasfusione di sangue infetto
quando era appena neonato l’ha portato fino al trapianto di
fegato e malgrado gli sia stato riconosciuto un risarcimento da
un milione e mezzo di euro a distanza di oltre dieci anni non ha
ancora visto neppure un euro. E’ la triste storia di un 53enne
napoletano, F.B., nato in un noto ospedale della sua città nel
1969 con un “ittero emolitico neonatale”. Con la necessaria
trasfusione di sangue a cui venne sottoposto sono iniziati tutti
i suoi guai. Si ammalò di epatite B e poi anche di “cirrosi
epatica HBV”. Le gravi condizioni in cui versava l’hanno
costretto a un trapianto di fegato, a cui si è sottoposto, nel
2003, negli Stati Uniti.
    Nel 2011, quando aveva 42 anni, decise di rivolgersi alla
Giustizia che gli ha sempre dato ragione: lo stesso anno, il
Tribunale di Napoli, ha condannato il Ministero della Salute a
versare un milione e 500mila euro a titolo di risarcimento
ritenendo sussistente il nesso di causalità tra i danni fisici
riportati dal 53enne e le trasfusioni a cui venne sottoposto.
    Anche la Corte di Appello di Napoli prima, nel 2015, e la
Suprema Corte di Cassazione poi, nel 2020, hanno confermato la
condanna di primo grado. Ma dei soldi neppure l’ombra, malgrado
i tentativi, tutti andati a vuoto di riscuoterli.
    “Ancora una volta bisogna parlare di malasanità e, in questo
caso, anche di mala burocrazia”, dice, amareggiato l’avvocato
Angelo Pisani, che assiste il 53enne.
    “Il danno subìto – ricorda infine il legale – è stato anche
riconosciuto da parte della Commissione Medica Ospedaliera già
nel 2001, in esito alla domanda di indennizzo inoltrata al
Ministero della Sanità”. (ANSA).
   

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