Dal 20 settembre estratto cannabis in tabella degli stupefacenti

A partire da domani 19 settembre il
cannabidiolo (Cbd), estratto ottenuto dalla cannabis, entra
nella tabella degli stupefacenti e non potrà più essere venduto
nei negozi.
    Entra infatti in vigore il 20 settembre il decreto del
ministero della Salute pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo
scorso 21 agosto che ha revocato la sospensione del decreto del
2020 che inseriva le composizioni per somministrazione ad uso
orale di Cbd nella tabella dei medicinali allegata al testo
unico sulle droghe. Nelle farmacie italiane sono venduti diversi
tipi di preparati a base di Cbd a uso galenico (distinto dal Thc
che ha invece effetto psicotropo) ma il prodotto con
concentrazioni inferiori è venduto anche nei canapa shop, nelle
erboristerie e nei tabaccai ed è utilizzato per favorire il
rilassamento, diminuire ansia e lenire dolori. Il Cbd resta
comunque un medicinale a tutti gli effetti, e quindi si potrà
continuare ad acquistare in farmacia, ma solo su prescrizione
medica e per determinate patologie.
    Critica sul decreto l’associazione Luca Coscioni.
    “Considerare stupefacente una molecola al centro di
raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità perché
efficace nel trattamento di diverse condizioni, dall’epilessia
minorile a spasmi muscolari – sottolinea Marco Perduca
dell’associazione – potrà aggiungere ostacoli burocratici allo
stigma che purtroppo ancora accompagna l’uso medico della
cannabis”. L’associazione Luca Coscioni è tra i co-promotori di
un sondaggio di Swg che ha coinvolto 1601 persone che utilizzano
oli, estratti o farmaci a base di Cbd.
    Secondo 9 intervistati su 10 la difficoltà di reperimento
dei prodotti comporterà un peggioramento della qualità della
vita e delle condizioni di salute. Ciò potrebbe portare a
cercare nuovi canali di approvvigionamento, rivolgendosi
maggiormente al web o a canali non ufficiali, con la certezza di
un significativo aumento dei costi.
   

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