Covid: socialità conta più di famiglia in diffusione anziani

(ANSA) – TRENTO, 16 SET – Ad influenzare l’elevata
circolazione del Covid-19 tra gli anziani in Italia durante la
prima ondata non sarebbe stata la forza dei legami tra
generazioni dentro le famiglie, piuttosto il maggior numero di
incontri quotidiani, con persone di qualsiasi età, rispetto ad
altri paesi europei come la Germania e il Regno Unito. Lo
sostiene una ricerca pubblicata sulla rivista Plos One e
realizzata da studiosi delle università di Trento, della Sorbona
e di Bologna.
    Per analizzare il problema e individuare i fattori
potenzialmente più rilevanti nella diffusione del coronavirus,
gli studiosi hanno utilizzato una serie metodi di simulazione in
combinazione con dati reali sulle caratteristiche dei contatti
sociali di persona. L’analisi ha preso in considerazione in
particolare le caratteristiche delle reti sociali in tre paesi –
Italia, Germania e Regno Unito. “Abbiamo esaminato nello
specifico il ruolo di tre caratteristiche delle reti sociali”,
spiega Lucas Sage, dottorando alle università di Trento e della
Sorbona, primo autore dello studio: “la degree distribution,
ovvero quanti contatti faccia a faccia hanno mediamente le
persone nei tre diversi paesi; age-mixing, ovvero le differenze
di età delle persone che si incontrano; clustering, ovvero la
tendenza delle persone a condividere gli stessi contatti nelle
reti sociali”. Mettendo a confronto questi diversi aspetti con i
dati di Italia, Germania e Regno Unito, i risultati delle
simulazioni hanno mostrato che le differenze di età tra i
contatti sociali hanno un impatto molto basso, mentre è invece
il numero complessivo di contatti faccia a faccia tra le persone
a determinare una maggiore diffusione del contagio. (ANSA).
   

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