Bruno Barbieri: «Dopo aver sbancato in cucina, sogno il grande cinema»

Bruno Barbieri è una di quelle persone che più lavora più lavorerebbe. Ha 60 anni ma se ne sente 30 e dopo aver sbancato la cucina con sette stelle Michelin ed essere diventato un personaggio tv, ora si fa corteggiare della sirene del cinema. Il primo mattoncino l’ha messo con Bruno Barbieri-Sosia, il docu-film diretto da Salvo Spoto (è la prima co-produzione cinematografica di Realize Networks), in onda mercoledì 9 febbraio alle 20:10 su Sky e in streaming su NOW, in prima tv assoluta, con cui ha vinto diversi premi cinematografici. «E ora sto scrivendo una nuova sceneggiatura», rivela a Panorama.it lo chef giudice di MasterChef Italia durante una pausa delle riprese della nuova stagione di 4 Hotel, in arrivo tra qualche mese sempre su Sky.

Scusi Chef Barbieri, come le è venuta in mente l’idea di un docu-film sui sosia?

«Durante un viaggio in Giappone, io e Salvo Spoto, il mio personal manager da sette anni, ci siamo chiesti: “Ma cinesi e giapponesi ce l’avranno dei sosia?”. Perché noi li vediamo tutti uguali, così come loro vedono noi occidentali tutti uguali. La scintilla è scattata da quella domanda in apparenza banale».

Lo step successivo?

«Abbiamo pensato che quello dei sosia era un mondo inesplorato, poco raccontato e pieno di sfumature: inizialmente fa ridere pensare che un tizio, per una leggera somiglianza, s’infili nella vita di un famoso, poi però più scavi più il sorriso di fa agrodolce».

Il risultato di Sosia – La vita degli altri?

«Un racconto a tinte noir, pieno di sorprese, con dei risvolti psicologici anche amari. C’è chi la vive bene, chi si diverte e chi invece deve fare i conti con un malessere profondo. Penso al sosia di Freddy Mercury, che dopo 40 anni si ritrova spaesato, senza capire il suo mondo: al bar, la mattina, non capisci se la gente vuole parlare con te o con il personaggio che interpreti. Penso sia straniante».

Nel film c’è pure il suo di sosia, o forse no: si chiama Antonello Rossi.

«È un pretesto narrativo per farsi delle domande: si salva chi la vive come un gioco, chi invece ci crede davvero finisce prigioniero di un personaggio e di un meccanismo perverso».

Chi l’ha colpita di più?

«Tutti. Penso al sosia di Pozzetto: lo è solo rispetto al film Il ragazzo di campagna. O quella della Bellucci che prima era la sosia di Scialpi. Capisce che è tutto straniante?».

Si diventa sosia per gioco o per tentare la fuga verso una vita diversa e più intensa?

«Molti iniziano per gioco poi rimangono schiavi di quella maschera. Mi sono chiesto: “Il giorno in cui non ti riconoscono più, che succede?”. Chi non è forte e strutturato, rischia di restare schiacciato dagli ingranaggi».

Barbieri e il cinema. C’ha preso gusto, vero?

«Feci un cameo anni fa in un film di Sergio Castellitto e quando mi sono rivisto ho detto: “Ma quello non sono io”. Ma in realtà il cinema mi affascina, mi fa sognare, è un mondo nuovo da esplorare e a me tutto ciò che è nuovo attrae dannatamente».

Ha già in ballo un nuovo progetto?

«Sto scrivendo una sceneggiatura e con un gruppo di persone stiamo lavorando all’idea di un film. Ma è un progetto complesso».

Suo padre la voleva ingegnere e non fu entusiasta quando lei gli disse che voleva fare il cuoco.


«Parliamo di 40 e più anni fa, altri tempi, la cucina era considerata qualcosa di legato all’universo femminile. “Dio salvi la Regina”, mi disse perplesso. Ma alla fine era molto orgoglioso di ciò che ho costruito».

E di questa passione per il cinema, oggi, che le direbbe?

«Mi direbbe: “Ma ne hai sempre una nel cappello? Ora anche il cinema”. Non è più qui con me da parecchi anni ma lo sento vicino, so che controlla tutto».

Con sua madre invece ha un rapporto solidissimo.

«È sempre dalla mia parte e mi ha sempre coperto in ogni cosa. È orgogliosa di ciò che faccio ma si lamenta che ci vediamo poco. “Meno male che sei sempre in tv”, mi dice».

La vede anche a MasterChef, che si avvia verso le fasi finali (ogni giovedì su Sky e NOW) con ascolti molto alti. Qual è il segreto?

«Il livello altissimo dei concorrenti. Non è facile alzare l’asticella ma ci siamo riusciti anche grazie all’introduzione degli skill test che ci costringono a una selezione ancora più dura. Ora poi che la gara si stringe, i colpi di scena saranno inevitabili».

Una quota del successo dipende anche dalla giuria a tre: lei, Giorgio Locatelli e Antonino Cannavacciolo siete in perfetto equilibrio tra punzecchiamenti e stima reciproca.

«Tra di noi c’è grande affinità e molto rispetto. Tanto che ci frequentiamo fuori dal set, andiamo a mangiare assieme nei loro, c’è un bel feeling. Io penso che siamo un trio perfetto».

È cambiato anche il linguaggio: non volano più piatti e parolacce, i toni non sono più urlati come nelle prime stagioni. Perché?

«Perché c’è stata un’evoluzione naturale del programma, che all’inizio andava settato da zero. E poi c’è un approccio diverso dei concorrenti: la gente, anche grazie a MasterChef, ha affinato la cultura del cibo e oggi arrivano alle selezioni molto più preparati».

Più di un anno fa ha lasciato il suo ristorante Fourghetti di Bologna: le manca non averne uno?

«No. Ho una vita così piena che per ora non mi manca. Dopo sette Michelin qualche soddisfazione me la sono tolta. Magari in futuro ne aprirò un altro, chissà».

In questi giorni sta girando la nuova stagione di 4 Hotel. Ha mai fatto il calcolo di quante notti all’anno dorme a casa e quante in giro per l’Italia?

(ride) «Non so più nemmeno se ce l’ho una casa. Parliamo di cinque mesi di MasterChef e quattro di 4 Hotel. Ormai gli alberghi sono la mia seconda casa».

Cosa le piace di 4 Hotel?

«L’idea di aver contribuito a migliorare il livello dell’hôtellerie in Italia mi rende orgoglioso. Così come il parlare a un pubblico trasversale, perché il programma piace anche ai giovani».

Giovani che la seguono anche su TikTok, dove ha sfondato da poco il muro del milione di seguaci. Come ha fatto?

«Ne combino di ogni e la gente si diverte. Il segreto è essere sempre se stessi, essere vincenti raccontando delle verità: la gente capisce se bluffi e dopo un po’ si stufa. Io vado a letto con la coscienza a posto perché so che non fingo mai».

“Ho 60 anni ma me ne sento 30”, ha detto di recente. È il Benjamin Button della cucina italiana.

(ride) «Ma guardi che è facile restare giovani di testa. Basta avere fame di esplorare e voglia di cose nuove. Mi piace la scoperta, mi piace l’avventura e non fermerei mai: il mio sogno è quello di campare fino a 130 anni. Pensione è una parola che nel mio vocabolario non esiste».

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