Blue Condor, il “naso” volante di Airbus per gli aerei a idrogeno

Lo chiamano Blue Condor ed è il dimostratore tecnologico lanciato da Airbus UpNext, una controllata del costruttore europeo, che sta sperimentando un aliante Arcus J modificato per poter volare fino a 33.000 piedi (metri), un’altitudine estrema per un velivolo leggero, che normalmente si pratica sotto i 3.500 piedi, ma necessaria per poter analizzare l’impatto della combustione dell’idrogeno sull’atmosfera, ovvero analizzare la scia lasciata da un motore a reazione che sia alimentato con il gas più diffuso nell’universo.

Il risultato di questa analisi fornirà informazioni critiche sulle emissioni provocate dall’aviazione ma non in fatto di anidride carbonica, bensì di altre sostanze come gli ossidi di azoto (Nox), facendolo prima di cominciare le prove di volo del più grande dimostratore di aeroplano verde, lo Zero-e.

L’aliante Arcus-J, grazie ai suoi 20 metri di apertura alare, è capace di planare su lunghe distanze perdendo una quota minima, e dunque per mantenerlo in volo e farlo salire è sufficiente una minima quantità d’energia, in questo caso fornita da una turbina Pbs Tj-100 installata sul dorso su un pilone retrattile. L’idea era venuta nel 2016 a Bob Carlton della compagnia statunitense Desert Aerospace, che ha convertito l’Arcus-M originale. Così oggi due di questi alianti sono stati chiamati a intraprendere la missione Blue Condor, la cui prima fase ha visto la modifica dell’Arcus-J ad opera degli ingegneri di Airbus, che hanno sostituito il sedile del pilota posteriore con un sistema di propulsione a idrogeno. Due serbatoi di gas da 700 bar forniscono ora carburante al turbojet. Un secondo aliante Arcus-J rimane invece invariato, operando con il suo motore jet a cherosene in modo da poter fare un confronto tra quando viene usato il combustibile tradizionale e il gas. Una seconda campagna di test di volo è prevista per novembre 2022 durante la quale l’aliante modificato opererà esclusivamente a idrogeno e sarà seguito da un velivolo a motore Grob Egrett con lo scopo di trainare in quota i due alianti e quindi rilasciarli per poi seguirli acquisendo dati preziosi grazie ai sensori di emissioni e alla strumentazione associata forniti dall’istituto di ricerca spaziale tedesco DLR.

«Il progetto Blue Condor è una pietra miliare importante nel percorso verso ZEROe in quanto lancerà la prima serie di test in volo utilizzando un motore a combustione di idrogeno presso Airbus», spiega Mathias Andriamisaina di Airbus, che dichiara: «Queste campagne di test forniranno un’eccellente base di conoscenze sull’impatto dell’idrogeno sul comportamento del motore, sulle scie di condensazione e su altre emissioni non di CO2. Ciò informerà senza dubbio la direzione dei futuri test di volo utilizzando la prossima piattaforma di test ZEROe costituita dal grande A380».

Le scie di condensazione sono nuvole di cristalli di ghiaccio che possono formarsi dietro un aereo in alta quota. Sebbene la combustione dell’idrogeno possa produrre scie di condensazione a seconda delle condizioni atmosferiche ambientali, queste differiscono significativamente da quelle prodotte dai motori a combustione convenzionali. E poiché la combustione dell’idrogeno emette circa 2,6 volte più acqua rispetto al combustibile tradizionale Jet-A1, è necessaria un’analisi approfondita per comprendere il suo pieno impatto sulle scie di condensazione. Le prime due campagne di test di volo di Blue Condor saranno effettuate in Nevada, Usa; una terza e ultima sarà svolta nel North Dakota in collaborazione con l’Università locale, per sfruttare le condizioni meteorologiche ideali.

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