Bachmann, l’artista enigmatica secondo Von Trotta

(ANSA) – BERLINO, 19 FEB – “È molto difficile rendere
giustizia in un film a una donna e artista così versatile,
complicata e enigmatica come INGEBORG BACHMANN. Ecco perché mi
limito a soli sei anni della sua vita: i quattro trascorsi con
Max Frisch e i due anni successivi, quando soffrì della loro
separazione e fu in grado di ‘guarire’ attraverso un viaggio nel
deserto con un uomo più giovane”. Così la regista Margarethe von
Trotta sintetizza oggi a Berlino il suo film in concorso alla
73/ma edizione del festival e che ha appunto come principale
protagonista la fine di una storia d’amore, quella appunto tra la Bachmann (Vicky Krieps) poetessa, scrittrice, giornalista
austriaca e femminista ante litteram e Frisch (Ronald Zehrfeld) noto scrittore e architetto svizzero-tedesco uomo del tutto
tradizionale.
    “A mio avviso la Bachmann con Max Frisch – dice sempre la
regista – fece come un tentativo di vivere con grande impegno e
libertà una storia d’amore. Era comunque una donna molto
consapevole del suo valore, ma sapeva anche come negli anni ’50
e ’60 era difficile per le donne affermarsi e essere prese
troppo sul serio” Da una parte in questo film, dai toni melò, c’è il loro
amore appassionato e, dall’altra, l’attrito professionale e la
gelosia di Frisch che fa da contraltare alla libertà anche
sessuale di lei.
    Quando Ingeborg dovrà elaborare il lutto di questo amore,
vissuto tra Berlino, Zurigo e Roma, si troverà però a fianco
amici come Hans Werner Henze e il giovane Adolf Opel. Con
quest’ultimo, giornalista e letterato viennese, viaggerà insieme
nel deserto. Un viaggio salvifico che la riporterà a se stessa
e – soprattutto – alla sua scrittura.
    “Il film inizia con una scena di notte nella quale la
Bachmann ha un incubo e viene poi umiliata da Max Frisch e
finisce invece con una scena di luminosità abbagliante, mentre
la donna lascia il deserto. Questi i due estremi che appaiono in
diverse varianti durante il film. Dalla felicità apparente
all’infelicità, dalla depressione e dalla debolezza alla ripresa
del piacere della vita stessa. Anche la luce cambierà, ancora e
ancora, insieme ai luoghi in cui vive Ingeborg Bachmann”.
    (ANSA).
   

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