Assedio, morte, paura e umanità a Mariupol

(ANSA) – ROMA, 22 GEN – La veduta da una finestra di Mariupol
bombardata con sullo sfondo un fumo nero che si alza dalle
macerie, e una voce al telefono che comunica l’arrivo di carri
armati con sopra la lettera Z. Appare poco dopo
nell’inquadratura uno dei mezzi pesanti: “E’ la prima volta che
ho visto quella Z, il segno russo di guerra”. Così il
giornalista, fotografo, videoreporter e cineasta ucraino
Mstyslav Chernov, corrispondente della AP, apre ’20 Days in
Mariupol’, il suo documentario che debutta in prima mondiale
nella sezione competitiva World Cinema Documentary al Sundance
Film Festival. “Questa è una storia personale, non solo perché è raccontata
dalla prospettiva di un giornalista – spiega Chernov parlando
del film – ma perché c’è quella di una comunità, la nostra
gente”. Il film non fiction (realizzato da AP e Frontline)
racconta i primi 20 giorni di assedio di Mariupol, la città
ucraina, caduta dopo 86 giorni di resistenza e almeno 25 mila
morti. Un racconto, scandito dalle diverse giornate, che parte
il 24 febbraio 2022, quando Chernov con la sua squadra, composta
da Evgeniy Maloletka e Vasilisa Stepanenko, nel giorno
dell’inizio del conflitto, decide di andare a Mariupol, “grande
porto, città industriale e ponte verso la Crimea” considerata
uno degli obiettivi più probabili. “La città sembra normale –
dice Chernov nel film arrivando in auto – qualcuno mi ha detto
che le guerre non iniziano con le esplosioni ma con il
silenzio”. Una calma cancellata dai primi bombardamenti anche
sulle zone residenziali, il terrore che si diffonde nella
popolazione, l’incertezza su quanto sarebbe accaduto. Dopo i
primi giorni e l’offensiva russa sempre più feroce, i
giornalisti internazionali lasciano la città, mentre Chernov con
la sua squadra decide di restare per testimoniare quella
tragedia. Queste immagini “non erano nate per essere un film –
spiega il regista – non è stato facile assistere a certi fatti e
ora non sono facili da guardare, ma penso sia importante. Spero
restino nella vostra memoria come un avvertimento, un ricordo,
un tributo a chiunque ha perso la vita in questa guerra”.
    (ANSA).
   

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