Alzheimer, speranze dai primi farmaci ma serve cautela

(di Francesco De Filippo) I primi farmaci contro l’Alzheimer
approvati negli Stati Uniti promettono di essere una svolta
nella lotta contro la malattia, ma richiedono prudenza: lo ha
detto Michele Vendruscolo, professore di Biofisica all’
Università di Cambridge.
    Nei prossimi 25 anni la malattia potrebbe colpire nel mondo
fino a 139 milioni di persone, con costi che aumenterebbero da
1,3 miliardi di dollari del 2019 a oltre 2,8 del 2030, come ha
stimato il World Alzheimer Report 2023.
    “Al momento le terapie sono ancora allo stato iniziale”, ha
spiegato Vendruscolo. “Sono state approvate negli Stati Uniti
per l’uso clinico”, ma “l’entità degli effetti collaterali non è
stata ancora stabilita. Si sa che ci sono e sono anche molto
pericolosi, quindi bisogna stare attenti”. Tuttavia, ha
aggiunto, “l’approvazione di due primi farmaci che modificano il
corso della malattia è una grande novità dal punto di vista
terapeutico”.
    “I due anticorpi che sono stati approvati per uso clinico
negli Stati Uniti” rappresentano “il grande cambiamento del
passaggio da una situazione in cui non esistevano farmaci ad una
in cui cominciano a esserci”, ha detto ancora il biofisico. In
attesa invece l’Europa: l’Agenzia europea del farmaco “non li ha
ancora approvati, dunque non sono disponibili, ma potranno
esserlo in futuro, oppure nei prossimi anni saranno disponibili
farmaci con un meccanismo d’azione simile. E’ difficile dare una
scala dei tempi”. Bisognerà andare negli Usa per questi farmaci? “Non sono sicuro che sia possibile andare negli Stati Uniti per
acquistare questi farmaci o acquistarli negli Stati Uniti. In
ogni caso bisogna stare attenti agli effetti collaterali”, ha
precisato Vendruscolo.
    L’Europa “tradizionalmente dal punto di vista degli
investimenti non è equiparabile agli Usa, possiamo però
aspettarci uno sviluppo simile nei prossimi anni” nel Vecchio
continente. Su una cura per l’Alzheimer, il biofisico ha
osservato che “dobbiamo pensare in termini di progresso
graduale, con farmaci sempre più efficaci”. Potrebe avvenire uno
sviluppo delle terapie confrontabile a quello per la cura dei
tumori: “50 anni fa una diagnosi di cancro era una condanna di
morte, adesso in moltissimi casi si può fare qualcosa. E’ lo
stesso per la demenza”.
   

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