Ali Abbasi, in Iran non è più protesta ma rivoluzione

(ANSA) – ROMA, 04 DIC – Quello che sta succedendo in Iran “è
la conseguenza di ciò che è accaduto nel Paese negli ultimi 50
anni. Secondo me non si tratta più un movimento di protesta, ma
di una rivoluzione, e penso che cambierà il volto di quella
quella regione per sempre. Non avrei mai pensato di vedere un
giorno donne che marciano sulle strade iraniane, con dietro di
loro anche gli uomini, consapevoli che se le cose cambieranno
sarà un beneficio per tutti.”. Lo spiega, negli incontri in
streaming di Deadline Contenders dedicati ai titoli in lizza
come miglior film internazionale, il regista iraniano
naturalizzato danese Ali Abbasi. Il cineasta, dopo essere stato in gara per la Svezia alla
statuetta nel 2019 per Border, torna in corsa per la Danimarca
con Holy Spider, nato dalla vera storia del serial killer
iraniano Saeed Hanaei, operaio e padre di famiglia, che tra il
2000 e il 2001 ha ucciso nella città sacra di Mashhad 16
prostitute, convinto così di compiere il lavoro di Dio. Il film
(che arriverà in Italia a febbraio con Academy Two) ha debuttato
a Cannes, dove ha vinto il premio per la migliore attrice
protagonista, Zar Amir-Ebrahimi, interprete iraniana rifugiata
in Francia dal 2008, dove nel 2017 ha ottenuto la cittadinanza. “Noi chiaramente conoscevamo bene il contesto, sapevamo della
profonda misoginia nel regime e nella società iraniana, ma
quando Holy Spider è uscito alcuni non hanno considerato
quell’aspetto – spiega Abbasi -. Vedendo però quello che sta
succedendo, ora molti comprendono di più ciò che il film
racconta”. Zar Amir-Ebrahimi, interprete nella storia di Rahimi, una
giornalista che si mette a rischio nell’indagare sul serial
killer, si è chiesta “quali fossero le motivazioni del
personaggio. Oggi, alla luce dei fatti a cui assistiamo,
considero il film e il mio personaggio in maniera diversa.
    Vedendo le donne iraniane protestare in strada e rischiare la
propria vita per cambiare la società mi sono resa conto che,
allo stesso modo, Rahimi rischia per ottenere la libertà”. Oggi
in Iran, “è realmente in atto una rivoluzione perché donne e
uomini stanno chiedendo insieme il rispetto dei loro diritti
civili”. (ANSA).
   

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