Alessandro Preziosi, ‘Il mio Lear solo un padre, non un re’

“Il teatro fa solo domande, senza
fornire risposte. Ecco, con questo documentario mi sono messo
nei panni del pubblico, ho provato a dare degli strumenti per
trovare delle risposte. Il mio re Lear è molto umano, non c’è il
tema del potere, ma quello della paternità e delle seconde
chance che si possono dare ai padri”. E’ un progetto ambizioso,
che punta sulla capacità dei linguaggi artistici di “decodificare” la complessità, il documentario “Aspettando re
Lear”, firmato da Alessandro Preziosi, ideato con Tommaso
Mattei, che dal 5 al 7 maggio sarà al Cinema Farnese di Roma (la
prima sera, ore 21, alla presenza di regista e cast), e poi
proseguirà la sua avventura nelle sale d’essai delle principali
città italiane e in alcuni festival estivi. Il documentario –
una produzione Pato film in associazione con Cinecittà, in
collaborazione con Rai Cinema, con il sostegno della Direzione
Generale Cinema e Audiovisivo e con la collaborazione del teatro
Stabile del Veneto -, che riprende l’omonimo spettacolo con cui
Preziosi ha debuttato a Verona nel 2023, racconta un evento
teatrale dalla prima ideazione alla messa in scena, attraverso
un dialogo costruito con il maestro biellese Michelangelo
Pistoletto e i suoi quadri specchianti.
    “Nell’epilogo del testo shakespeariano c’è un tardivo
riconoscersi tra padre e figlio che poi muoiono, in questo
adattamento invece c’è un incontro e la possibilità di una
seconda chance, nonostante le mancanze e l’immaturità dei padri:
è un modo di dare al senso dell’attesa una speranza”, spiega
Preziosi intervistato dall’ANSA.
    Dopo “La legge del Terremoto”, questo è il suo secondo
documentario: si sta preparando per fare un film? “In realtà sì,
in modo cauto e responsabile cerco di avvicinarmi a una storia
da portare al cinema, ci sto lavorando con la maturità dei film
visti e dei documentari fatti”, rivela l’attore che
prossimamente tornerà sul piccolo schermo con due serie,
Sandokan, su Rai1 al fianco di Can Yaman, e Portobello di Marco
Bellocchio per la piattaforma Max.
   

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