Al via Tokyo 2020, le prime Olimpiadi «povere»

La fiamma olimpica che tra poche ore si accenderà a Tokyo illuminerà il cielo del Giappone in uno stadio tristemente deserto davanti alla cerimonia inaugurale. E sarà un fuoco sul quale soffia, fortissimo il vento delle polemiche.

Prima tra tutte il fatto che il paese ospitante non le vuole; noi, ciechi e sordi alle notizie che in Asia in realtà giravano da mesi, ce ne siamo accorti solo ora. Troppa la paura di contagi importati proprio da atleti e delegazioni (un carrozzone da decine di migliaia di persone) in una nazione che, malgrado l’idea di organizzazione e disciplina che emanano al mondo intero, ha clamorosamente fallito sulla campagna vaccinale.

A questo si aggiunge il fatto che la «bolla» si è già dimostrata penetrabile.

Il Cio sapeva e sa che i casi aumenteranno, che le gare perderanno protagonisti, che le polemiche non si fermeranno, ma si andrà avanti, si tenterà fino all’ultimo di arrivare alla cerimonia di chiusura, dopo aver assegnato le oltre mille medaglie.

Una scelta politica da condividere e che, tra l’altro, è tipica proprio dello spirito olimpico, di quegli atleti impegnati in sport ignorati per il resto del tempo tranne che per quelle tre settimane: scherma, equitazione, surf, ciclismo su pista, pugilato, tiro con l’arco, ping pong, ginnastica, cose da pagine 35 ed oltre sui quotidiani sportivi dietro i quali però ci sono fatiche quotidiane, sacrifici indescrivibili, per una medaglia. Atleti che da due anni lavorano per questo appuntamento, rinviato una volta, atteso e preparato per altri 12 mesi e che ora nessuno potrà fermare.

Ma non tutto della pandemia è stato un male. Perché il Covid ha obbligato il comitato organizzatore ed i singoli paesi a «ridimensionare». Per decenni le Olimpiadi erano anche una sorta di vacanza premio, di sagra dell’eccesso, economico soprattutto. Eventi che finivano con bilanci in pesante rosso e strutture sportive abbandonate dopo pochi anni. Tokyo 2020 era nata con tutti i difetti del passato, il virus l’ha obbligata a cambiare. Ed è fortemente simbolico che arrivino nel momento in cui in maniera molto concreta, non solo a parole ma anche con i fatti, il Cio cambia linea..

Si va verso un nuova idea di Olimpiadi, sostenibili dal punto di vista economico, ambientale e capace di riportare al centro di tutto lo sport. E la riprova che il cambio di passo ci sia stato è arrivata proprio in questi giorni, quasi senza accorgercene.

Il Cio, in una sola seduta, senza tempo e spazio per giochetti che hanno inquinato assegnazioni analoghe nel passato, ha scelto la splendida Brisbane (Australia) come sede delle Olimpiadi 2032 semplicemente analizzando i singoli dossier. Ha vinto quello più green, meno ricco, più sportivo. Giusto così.

Che la festa, e le gare, comincino.

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