giovedì, 1 Maggio 2025
‘1 maggio poco da festeggiare’, il burnout brucia i medici

‘Bruciati’ dal burn-out, sotto scacco per le crescenti aggressioni ed episodi di violenza, insoddisfatti per salari inadeguati e mancanza di prospettive. Quello dei medici è spesso un “lavoro che logora”, denunciano i camici bianchi del Servizio sanitario nazionale (Ssn) alla vigilia della Festa dei lavoratori, ma un lavoro simile “non è un buon lavoro” ed in queste condizioni il primo maggio “c’è ben poco da festeggiare”.
Il maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao Assomed, rilancia la testimonianza di uno dei tanti dottori che popolano le corsie degli ospedali italiani proprio per descrivere il malcontento che da anni attanaglia la categoria. Parole che risuonano ancora più forti in vista della Festa del lavoro. “La Festa dei lavoratori mi fa riflettere profondamente sul significato del ‘lavoro’ per la salute delle persone. Vedo ogni giorno come le condizioni lavorative, lo stress, i ritmi frenetici, la precarietà, possano minare il benessere fisico e mentale. Malattie professionali, disturbi, burnout, ansia e depressione sono spesso il prezzo di un sistema che a volte sembra dimenticare la dignità e la salute di chi lavora – afferma il medico – ma un lavoro che logora non è un buon lavoro”.
Ed ancora: “Mentre magari qualcuno si gode una gita fuori porta, io penso a quanto lavoro ci sia ancora da fare per garantire a tutti un ambiente di lavoro sicuro, salubre e che non comprometta la qualità della vita. Penso all’importanza della prevenzione, della tutela della salute sui luoghi di lavoro, del sostegno a chi si ammala a causa del proprio impiego. In fondo la vera celebrazione del lavoro dovrebbe essere quella di un lavoro che non uccide, che non logora, ma che anzi contribuisce al benessere e alla realizzazione di ogni individuo”. “Ecco – conclude il camice bianco – forse è questo il mio augurio più grande per questa giornata: che sia un’occasione per impegnarsi ancora di più per un futuro in cui il lavoro sia davvero un diritto e un motore di salute, non un fattore di rischio”. Questa testimonianza, commenta il segretario Anaao Pierino Di Silverio, “conferma le difficoltà con cui facciamo i conti ogni giorno sul posto di lavoro. I medici e i dirigenti sanitari hanno poco da festeggiare il 1 maggio con un burnout sempre in agguato, la carenza di personale, le storture organizzative, gli stipendi al palo, le aggressioni crescenti, la richiesta di depenalizzare l’atto medico caduta per ora nel vuoto. Ma molto da rivendicare.
Primi tra tutti i diritti fondamentali: contratto, sicurezza, retribuzioni adeguate e condizioni di lavoro che frenino la fuga dalla sanità pubblica che diventa sempre più pericolosa soprattutto per i cittadini”. Ed i numeri confermano queste criticità: secondo i dati dell’ultimo rapporto Fnomceo-Censis, il 74,6% dei medici sente di lavorare troppo e si sente psicologicamente a rischio burn-out (il 78,4% tra chi lavora negli ospedali) e nel 2024, secondo l’Osservatorio del ministero della Salute sulla sicurezza dei professionisti sanitari, sono stati aggrediti oltre 22mila sanitari, ovvero 116 in ogni Asl. E’ quindi crescente la paura dei medici sul posto di lavoro, tanto che il 41,2% non si sente più sicuro nello svolgere la propria professione e per il 91,2% è sempre più difficile e stressante lavorare nel Ssn.
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