giovedì, 1 Maggio 2025
Tumori della testa e del collo, con l’aggiunta dell’immunoterapia scende il rischio di recidive e morte

Nei pazienti con tumori della testa e del collo, l’immunoterapia con pembrolizumab, prima e dopo la chirurgia in aggiunta allo standard di cura, riduce del 27% il rischio di recidiva o morte rispetto allo standard di cura rappresentato dalla sola radioterapia (con o senza chemioterapia) successiva all’intervento. Lo dimostrano i risultati dello studio di Fase 3 Keynote-689, che ha valutato pembrolizumab come regime di trattamento perioperatorio per i pazienti con carcinoma squamoso di testa e collo localmente avanzato e resecato di stadio III o IVA. I dati sono stati presentati durante la Sessione Plenaria del Congresso Annuale dell’American Association for Cancer Research (AACR) 2025.
“Nel 2024, in Italia, sono stati stimati circa 6.000 nuovi casi di tumori della testa e del collo – spiega Lisa Licitra, Responsabile della Oncologia Medica 3 Tumori della Testa e del Collo della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. Possono interessare diverse sedi, fra cui il cavo orale, la faringe, la laringe. I principali fattori di rischio sono rappresentati dal fumo, dall’alcol e dall’infezione da Papilloma virus. L’immunoterapia rappresenta già lo standard di cura nella malattia metastatica. Alla luce dei dati dello studio Keynote-689, l’immunoterapia può cambiare la pratica clinica anche in stadi più precoci candidati ad intervento chirurgico. È infatti il primo studio positivo in oltre vent’anni nei pazienti con carcinoma squamoso della testa e del collo localmente avanzato. Questi risultati sono significativi e rappresentano una svolta per questi pazienti e per i clinici. Siamo di fronte ad un nuovo regime terapeutico in grado di offrire la possibilità di ridurre il rischio di recidiva e progressione della malattia”.
“L’aggiunta dell’immunoterapia con pembrolizumab alla chirurgia standard di cura e alla radio(chemio)terapia adiuvante ha portato alla riduzione significativa del rischio di eventi rispetto allo standard di cura – continua Licitra -. A questo si aggiunge che grazie all’effetto della terapia preoperatoria con pembolizumab si è osservata una riduzione del numero dei casi destinati a ricevere un trattamento postoperatorio a base di chemioradioterapia. Questo effetto di de-escalation del trattamento postoperatorio è importante perchè sappiamo avere un impatto sulle tossicità e, quindi, un impatto favorevole sulla qualità di vita dei pazienti”.
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